Mentre la Procura di Pisa sta preparando la richiesta di rinvio a giudizio, annunciata per fine novembre, nei confronti di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, scomparsa il 13 gennaio 2012, con le accuse di omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere, fra le carte dei carabinieri emergono due lettere che la donna aveva scritto al marito alcuni anni fa, quando già la situazione fra i due sembrava molto tesa, e Roberta aveva confidato alle sue amiche di vivere da separati in casa.

Nel primo manoscritto, risalente al Natale del 2006, Roberta scrive a Logli: 2Per queste feste, e in vista del nuovo anno, voglio farti un augurio speciale: di trovare quella serenità che sempre ti sfugge, di "smussare gli spigoli", di sorridere di più. Penso che non ti manchino i motivi. Due di loro si chiamano (...) e (...) e, se conta ancora qualcosa, ci sono anche io. Nella seconda lettera, poi, il rancore si acuisce: "Mi sembra davvero strano ritrovarmi nella necessità di parlarti con parole scritte. A voce non è più possibile oramai, dato che quando io entro nel letto tu già dormi e quando tu ti alzi io dormo ancora. Non c'è mai tempo, scivola, scorre via come sabbia tra le dita questo tempo. Non c'è tempo per parlare, per ascoltare, per capire, non c'è tempo per sentire i mutamenti del cuore, non c'è tempo per cogliere l'essenza, l'attimo della vita. Tu non ti accorgi che io vivo la vita fuori dalla mia vita e che i miei occhi guardano occhi che non guardano i miei". E poi: "Sono stanca, stanca, stanca... sono stanca dei soliti battibecchi sui soliti quotidiani argomenti, stufa di chiederti quello che qualsiasi compagno con un po' di buonsenso capirebbe al volo. Esasperata dal tuo modo di rispondere sempre fingendo di non capire o travisando la realtà dei fatti. Non ne posso più del modo in cui ti comporti con tutti noi, quasi sempre inopportuno, inadeguato, irritante. Non fraintendermi, io ti voglio bene e ti auguro ogni bene, ma la fiamma si è spenta, non abbiamo fatto nulla per mantenerla accesa. Vorrei essere ogni tanto al centro della tua attenzione, sapere che ti dispiace di vedermi stanca, spossata, esausta. Di vedere che privo me stessa di tutte le cose personali. Ma tu vivi la tua vita, coltivi i tuoi interessi, fuori di qui, fuori da me. Non ti ricordi mai di nulla. Non un fiore quando è nato (...) e sarebbe stato così anche alla nascita di (...) se non te lo avesse suggerito un'altra persona. Anche oggi, per esempio, non ti sei ricordato il nostro anniversario: l'ennesima delusione. Ho finito, so che non ami leggere, perciò lo fermo questo fiume di parole che sicuramente ti lasceranno indenne, intonso nel tuo presuntuoso cinismo, nell'alta opinione che hai di te. Ma non importa, non più. Baci, Roberta".
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