"Gianmario Lucchini ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un testimone scomodo, forse l'unico, che andava eliminato. Si trovava, da solo, nella sua baita, in località San Martino, a circa 200 metri dal dirupo nel quale la mattina successiva venne ritrovata morta la 23enne cameriera Veronica Balsamo. A un certo punto, dopo cena, mentre stava lavando i piatti è stato aggredito alle spalle con inaudita ferocia da Emanuele Casula, armato di un cacciavite".

A parlare è l'avvocato Antonio Sala Della Cuna, nominato dalla famiglia del chierichetto Gianmario Lucchini, 32 anni, che secondo le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Sondrio è stato ferito gravemente dal 18enne apprendista saldatore Emanuele Casula (originario di Ortueri), ora in carcere a Monza con le accuse di omicidio volontario aggravato di Veronica Balsamo, di occultamento di cadavere, di tentato omicidio del chierichetto e di 4 furti. Tutti fatti avvenuti a Grosotto, in Valtellina, tra la sera e la notte dello scorso 23 agosto. "Gianmario - aggiunge il legale - ha tentato una difesa, seppure con le difficoltà derivanti dall'effetto-sorpresa e dalla sua disabilità, ma ha subito tutti colpi potenzialmente mortali. Ora, da alcuni giorni, ha superato la fase più critica e, dal letto dell'ospedale, dà segnali di un lento miglioramento. L'aggressore, quella notte, uscì dalla baita accostando la porta d'ingresso e convinto di avere ucciso Gianmario, il quale fu colpito alla testa e in altre parti del corpo con inaudita violenza. La sua unica colpa è stata, probabilmente, quella di avere visto Casula salire in località Roncale in compagnia di Veronica".
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