"Dopo 20 anni di servizio, essere pagato per nulla non mi va". Sono le parole del capitano di fregata Gregorio De Falco, in audizione oggi al Senato in Commissione Lavori Pubblici, a seguito del suo trasferimento dalla sala operativa della Capitaneria di Livorno ad altro incarico, per decisione del Comando generale. De Falco la notte del naufragio della Costa Concordia aveva gestito l'intervento dei soccorsi in base alle dichiarazioni del comandante, Francesco Schettino, con il quale aveva avuto una dura telefonata nel corso della quale gli aveva intimato "vada a bordo, c...". Trascorsi due anni e mezzo De Falco è stato trasferito e la cosa non gli è andata giù: "In un incarico come quello che mi hanno dato - ha detto in Commissione - non c'è alcuna responsabilità diretta".

A replicargli è stato l'ammiraglio Felice Angrisano, comandante generale delle Capitanerie di porto, secondo il quale il trasferimento di De Falco è stato solo "un avvicendamento ordinario e fisiologico". L'ufficiale ha anche aggiunto che "gli incarichi non possono essere mantenuti sine-die e l'amministrazione non può accordare ad un singolo ciò che nega ad altri in pari condizioni". "Può essere un'Amministrazione prigioniera della notorietà di un singolo? - si è chiesto Angrisano - Il Corpo non può essere prigioniero dei singoli". L'ammiraglio ha ricordato come sia stato lo stesso De Falco a chiedere di restare a Livorno e che "dal 2000, ogni sua volontà è stata esaudita ininterrottamente". Tra l'altro, sia a fine giugno sia a inizio luglio, Angrisano lo ha incontrato "senza che emergessero particolari esigenze". "Mi addolora - ha proseguito Angrisano - che il comandante De Falco è ricorso alla stampa e mai, mai, ha offerto le sue doglianze ai suoi superiori, pur consapevole dei doveri a cui il suo status di militare lo impegna".
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