E' stata come una festa. Ricca di amore, quello dei padri e delle madri nei confronti dei propri figli autistici, e carica di speranze. I genitori hanno chiesto il riconoscimento di diritti fondamentali, dall'inclusione al "dopo di noi", in un corteo (e poi nel corso di un dibattito) finalizzato al riconoscimento e alla consapevolezza di un problema.

Lo hanno fatto alla guida di una ventina di macchine elettriche che hanno percorso il centro di Roma e si sono fermate davanti al Cnr per la presentazione del libro "Alla fine qualcosa ci inventeremo" scritto da Gianluca Nicoletti. E' proprio Nicoletti, giornalista e scrittore ma soprattutto papà di Tommy, l'anima dell'insettopia tour. Una "corsa" in auto lenta che è riuscita nel difficile intento di mettere al centro la persona e i suoi diritti, le necessità e le potenzialità dei ragazzi autistici, il loro suo presente e le speranze per il futuro. Un giro ordinato, fiero e gioioso per dire che a Roma, così come a Firenze, Milano, Cagliari e in tutte le città d'Italia ci sono tanti ragazzi autistici che vanno sostenuti e aiutati. Che piangono e ridono come gli altri. Che esistono.

E' una patologia da cui non si guarisce, l'autismo. Non ci sono medicine, ma solo terapie che possono aiutare i ragazzi. Per i piccolissimi serve la diagnosi precoce, per gli under 18 servono terapie adeguate e per i maggiorenni serve un futuro, serve il "dopo di noi". "La legge - spiega una delle mamme, Natalia - parla solo di autismo infantile e si ferma a un discorso di terapie a livello sanitario, poi, al compimento dei 18 anni questi ragazzi per la legge spariscono". Ecco, continua Natalia, "noi ieri abbiamo voluto far vedere che ci sono, grandi e piccoli, che amano muoversi, osservare il mondo che li circonda, passeggiare e girare in macchina". Così, come fanno tutti i giorni, li hanno portati in giro e davanti agli occhi, spesso stupiti, delle persone che li incontravano, hanno presentato a Roma i loro ragazzi.

(e.z)
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