E' una lettera d'addio quella che Pietro Maxymilian Di Paola, il 20enne che ha buttato la sua ex fidanzata, Alessandra Pelizzi, giù dal settimo piano per poi seguirla e morire, ha lasciato. "Scrivo queste parole non per essere ricordato, soprattutto perché dopo questa sera i ricordi sarebbero tutti negativi credo". Era quindi un piano organizzato, quello dell'omicidio-suicidio, non un gesto scaturito da una lite. "Con l'Alessandra - scrive il ragazzo su un foglio nel suo cassetto - ho finito a coinvolgere tutto me stesso: anima, cuore e corpo, ho specificato anima perché se si arrivano a fare certe cose, vuol dire che non la si ha più. L'amore totale e disarmante che provavo si è trasformato in affetto quando ci siamo lasciati per poi diventare risentimento nell'ultima settimana. Un odio così forte da essere felice di sacrificare la propria vita per far provare all'altro la vera tristezza". "Non mi sono lanciato con lei subito ma anzi le ho prima fatto provare il terrore di perdere tutto amici, famiglia e futuro". "Per questo, e qui mi ripeto, ho perso l'anima tempo fa e quando sono salito sul terrazzo ero solo un corpo ed un ammasso di rabbia, incredulità e puro spirito sadico. Ho sfogato 7 anni di dolore in 45 minuti di terrorismo psicologico". Nel piano descritto nella lettera spunta anche una lama: "Perché pugnalarla? Per essere sicuro di non essere l'unico a rimanerci secco".
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