Fa da apripista Apple, che spiega di aver aggiornato il suo listino adeguando prezzi dei dispositivi alle nuove tariffe per il copyright previste dal decreto (76 euro in più su un iPhone 5s da 32 Gb, 3,54 euro in più su un iPad, sempre da 32 Gb). Sul web intanto impazza la polemica. I rincari andranno da 5,20 euro per i nuovi smartphone e per i tablet, fino a toccare 20 euro per gli hard disk più capienti.

LE REAZIONI POLITICHE - Da una parte la Siae sulle barricate, pronta a vendere in Italia "iPhone a prezzi francesi", dall'altra il Movimento 5 stelle, che chiede la revoca del decreto Franceschini. Mentre il presidente della Commissione finanze della Camera, Daniele Capezzone, invita il ministro "a riconoscere almeno la realtà". Il giorno dopo l'aumento dei prezzi fatto scattare dalla Apple per telefonini, computer e tablet come conseguenza dell'entrata in vigore del provvedimento sulla copia privata, la polemica sulla vexata quaestio di quella che in tanti si ostinano a chiamare la "tassa sui telefoninI" è di nuovo rovente. Con gli avvocati al lavoro su entrambi i fronti e i commenti dei consumatori che si accumulano rabbiosi sul web.

LE AZIENDE DI TELEFONIA - Dall'Apple è no comment e le altre aziende sembrano voler aspettare: "Per il momento i prezzi dei dispositivi sono invariati e l'azienda sta assorbendo il costo della copia privata. Il top management sta valutando diverse opzioni, non abbiamo ancora deciso", fa sapere all'Ansa Samsung Italia, l'azienda sudcoreana che produce, tra gli altri, il Galaxy S5, rivale diretto dell'iPhone.

Anche Nokia Italia, che ora fa parte di Microsoft, "sta valutando come far fronte alla nuova misura sulla copia privata" e al momento lascia invariati i prezzi dei suoi dispositivi. Mentre da Google, al momento, non ci sono dichiarazioni ufficiali, anche se collegandosi alla sezione italiana del suo negozio online, il Play Store, i prezzi dei dispositivi risultano immutati. In attesa di altri possibili rincari, la battaglia è quindi tutta politica.

LO SCENARIO - Franceschini, che ieri all'Ansa si era dichiarato "allibito e indignato" dagli aumenti disposti da Apple, oggi tace. In soccorso del ministro si schiera il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, che definisce "intollerabile" la mossa dell'azienda di Cupertino e invoca un "inasprimento delle sanzioni". Parere condiviso dal presidente di Audiocoop Giordano Sangiorgi che invita le associazioni di consumatori a promuovere tutte insieme una class action contro la Apple (anche se Altroconsumo ha già annunciato un ricorso contro il decreto). Totalmente su un altro fronte si schiera invece Capezzone, secondo cui gli aumenti erano di fatto scontati e che rinfaccia al ministro di essersi detto sicuro che gli aumenti dell'equo compenso per la copia privata non si sarebbero ripercossi sui consumatori. E ancora più duro è il commento del Movimento 5 stelle che con la portavoce alla Camera Mirella Liuzzi boccia senza mezzi termini il decreto appena entrato in vigore: "L'equo compenso varato da Franceschini è un provvedimento già bocciato da stakeholder e consumatori che dovrebbe semplicemente essere revocato per lasciare spazio ad un reale confronto sul tema tra tutti i soggetti interessati", ribadisce la parlamentare.
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