"Apocalisse". Questo il nome in codice scelto dalle forze dell'ordine per la più vasta operazione anti-mafia degli ultimi anni, che ha portato oggi all'esecuzione di 95 provvedimenti restrittivi nei confronti di "uomini d'onore" dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo (Palermo), accusati di associazione a delinquere, estorsione e altri reati. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale del capoluogo siciliano. Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da Cosa nostra ai danni di imprese edili ed attività commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell'economia locale. Nel corso del blitz sono stati inoltre sequestrati complessi aziendali per svariati milioni di euro. Dei 95 indagati, 78 sono destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 13 agli arresti domiciliari, due di obbligo di dimora, uno di divieto di dimora e uno di obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Due delle persone colpite da ordine di custodia cautelare risultano invece latitanti.

IL DELITTO PETROSINO - Grazie all'operazione odierna, dopo oltre cento anni si sarebbe inoltre scoperto il killer che uccise in piazza Marina a Palermo il poliziotto italo-americano Joe Petrosino. Una cimice ha infatti registrato una frase di Domenico Palazzotto, uno dei 95 arrestati, che si vantava delle tradizioni centenarie di appartenenza alla mafia della sua famiglia. "Lo zio di mio padre si chiamava Paolo Palazzotto, ha fatto l'omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino, per conto di Cascio Ferro". Petrosino fu ucciso alle 20.45 di venerdì 12 marzo 1909, con tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, poco distante dalla piccola folla che attendeva il tram al capolinea di piazza Marina. Dagli Stati Uniti era arrivato nel capoluogo siciliano per debellare l'organizzazione criminale della Mano Nera.
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