"Io volevo assolutamente uccidere il Papa e volevo morire in Piazza San Pietro per suicidio o linciaggio che fosse. Dopo diversi anni io ho capito e ho visto con delle prove personali indiscutibili che il 13 maggio 1981 Dio ha realizzato un miracolo in Piazza San Pietro". A dichiararlo - in un'intervista esclusiva realizzata dall'Ansa - è Alì Agca, l'uomo che 33 anni fa attentò alla vita di Giovanni Paolo II. Il compianto pontefice polacco sarà canonizzato domenica prossima assieme a Papa Roncalli. "Se definiamo la santità umana come un modello umano migliore da proporre e presentare all'umanità - ha aggiunto Agca - allora Giovanni Paolo II merita di essere definito la persona migliore del secolo". Ma "esiste un solo santo" e "questo è Dio" e "deificare un essere umano" è "un peccato imperdonabile contro Dio". Alì Agca non si dice "pentito", perché - sostiene - c'è una "incalcolabile differenza tra un miracolo divino come il mio attentato al Papa ed un crimine psicopatico ingiustificabile come l'uccisione di Aldo Moro": "io

sono felicissimo di essere stato al centro di un piano divino che mi è costato 30 anni infernali".

SEQUESTRO ORLANDI -Agca ha anche parlato della scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza romana svanita nel nulla nelle settimane successive all'attentato. A un certo punto gli inquirenti pensarono potesse essere stata rapita dai Lupi grigi, il gruppo terrorista di Agca, per negoziare la sua liberazione dal carcere. L'attentatore invece dà una versione diversa: "Alcuni servizi segreti occidentali sanno perfettamente che Emanuela Orlandi si trova attualmente nelle mani del governo vaticano. Il Papa Francesco può ordinare al governo vaticano di liberare immediatamente Emanuela Orlandi, ospite probabilmente in qualche convento di clausura".
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