"Mi hanno lasciata sola ad abortire in ospedale, perché tutti i ginecologi erano obiettori e dunque non hanno voluto aiutarmi". La rivelazione-choc è di Valentina Magnanti, donna romana di 28 anni. I fatti risalgono al 2010. "Ma finora non ho mai denunciato nulla perché ero troppo sconvolta per quanto accaduto", ha spiegato. Allora Valentina era incinta. Ma al futuro bebè viene scoperta una malattia. Di lì la decisione di interrompere la gravidanza. Ma l'iter è più complesso del previsto, in quanto la maggior parte degli specialisti del Lazio è obiettore di coscienza. "Riesco, dopo vari tentativi, ad avere da una ginecologa dell'ospedale Sandro Pertini un foglio di ricovero", racconta Valentina. "Entro in ospedale e inizio la terapia per indurre il parto. Dopo 15 ore di dolori lancinanti, vomito e svenimenti partorisco dentro il bagno, solo con l'aiuto di mio marito Fabrizio. Nessuno ci ha assistito nemmeno dopo aver chiesto aiuto più volte. Anzi a un certo punto sono entrati gli obiettori con il Vangelo in mano a dirci che commettevamo un crimine". Oggi Valentina ha deciso di rivolgersi all'associazione Luca Coscioni per ottenere giustizia. "La legge 194 - ha affermato Filomena Gallo, segretario dell'associazione - prevede che le strutture debbano garantire il servizio di interruzione di gravidanza, e non lo fanno. In questo caso, ha spiegato Gallo, la procedura era stata iniziata dal medico non obiettore, ma poi al cambio del turno erano arrivati medici obiettori. Ma la legge prevede che il medico possa rifiutarsi di iniziare la procedura, ma non di portarla a termine".
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