Ergastolo. Questa la pena inflitta a Samuele Caruso, il 24enne accusato di aver ucciso a coltellate Carmela Petrucci, sorella della sua fidanzata Lucia, il 19 ottobre 2012. La vittima si era frapposta tra lui e Lucia, nel corso di un'aggressione avvenuta nell'androne di una casa in via Uditore a Palermo. Accolta dunque la richiesta dell'accusa, secondo cui il delitto compiuto da Samuele era non solo premeditato ma anche motivato da motivi futili e abietti: in base a quanto risultato da una perizia ordinata dal giudice, infatti, l'omicida era "in grado di analizzare con sufficiente precisione, criticare con sostanziale obiettività, emettere risposte espressive di condotte integrate e coerenti" e soprattutto di "mettere in atto un'attività programmatica continua nel tempo e coerente con la finalità prefissata" di vendicarsi di Lucia per averlo lasciato, assassinandola nell'androne del palazzo in cui la ragazza abitava con la famiglia, in via Uditore a Palermo.

Quel giorno maledetto, Samuele era stato lasciato da Lucia. Per vendicarsi, l'aveva attesa sotto casa. La giovane, 18 anni, era arrivata insieme alla sorella Carmela. Quando Caruso aveva tentato di ferire la ex con un coltello, la sorella si era messa in mezzo, ricevendo i fendenti su diverse parti del corpo e morendo per le gravi ferite. Dopo essere stato arrestato, il giovane ha poi confessato, giustificandosi: "L'ho colpita per sbaglio perché Lucia si è difesa con le mani". Gli inquirenti, però, non gli hanno creduto perché oltre venti coltellate non possono essere inferte per errore.
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