Giovanni Ladu, 56enne ex sottufficiale della Guardia di finanza in servizio a Novara, è indagato per calunnia per aver falsamente accusato i vertici istituzionali dell'epoca di non aver voluto liberare Aldo Moro pur conoscendo il luogo in cui il politico democristiano era tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse nel 1978. I carabinieri del Ros hanno anche effettuato una perquisizione nei confronti di Ladu.

LA TESI - A parlare di un blitz mancato, da parte delle forze speciali, che poteva salvare la vita di Aldo Moro non è stato solo l'ex sottufficiale, ma anche Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione che all'epoca indagò sul sequestro e che di recente ha chiesto che il fascicolo sulla vicenda venisse riaperto. Secondo questa tesi, l'appartamento di via Montalcini 8 a Roma in cui il leader democristiano veniva tenuto sotto sequestro era stato scoperto qualche settimana prima che Moro venisse ucciso. Gladio e i servizi segreti tenevano sotto controllo e monitoravano la casa, in attesa di un blitz. L'8 maggio le forze speciali avrebbero dovuto fare irruzione, ma sembra che una telefonata dal Viminale abbia bloccato l'azione. Il giorno dopo Moro è stato ucciso.

IL RUOLO DI LADU - Giovanni Ladu, originario di Carbonia, nel 1978 era di leva nei Bersaglieri e ha sostenuto di essere stato testimone della scelta che condannò Moro alla morte. Ladu, nome in codice "Archimede", viveva con la sua squadra di lavoro in via Montalcini, a pochi metri dal covo delle Br. Monitoravano 24 ore su 24 l'appartamento, lo sorvegliavano con microcamere e microfoni, passavano in rassegna la spazzatura travestiti da netturbini. Il militare sardo aveva notato come a curare le intercettazioni non fossero colleghi italiani, ma anglofoni, quindi esperti inviati da altri Paesi.

IL MANCATO BLITZ- Per l'8 maggio era tutto organizzato nei minimi dettagli, compreso il piano di evacuazione per gli abitanti della palazzina di via Montalcini. Il giorno prima, però, arrivò un ordine dal Viminale: non se ne fa niente. E tutti fecero le valigie e ripartirono. Il 9 maggio Moro venne ucciso. Sembra che tutti i militari che hanno partecipato all'operazione sia stato imposta la consegna del silenzio. Ma le indagini svolte dalla procura di Roma attraverso l'attività dei carabinieri del Ros avrebbero accertato che le circostanze riportate sono false.
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