Sdegno e offerte di aiuto sono le reazioni che gli amici di Pino hanno manifestato sulla sua bacheca Facebook dove, con un post segnalatoci da una nostra lettrice, ha raccontato la storia di Giuseppe.

L'uomo che da quattro anni vive nel cortile dell'ex Motel Agip a Pirri dentro una baracca realizzata con materiali di scarto, trovati qui e là, è il protagonista del racconto di Pino, che lo ha avvicinato per parlargli: "Gli ho chiesto di dove fosse, quanti anni aveva, cosa aveva fatto nella vita e come mai viveva così in questa condizione estrema. Mi ha risposto che era di Selargius, 65 anni e faceva il muratore ma poi delle ernie del disco gli avevano impedito di lavorare ed erano il motivo per cui camminava così curvo".

Non ha un sussidio, nonostante pare abbia presentato domanda, "mi ha detto, con le lacrime agli occhi, che ha difficoltà a trovare da mangiare (è completamente sdentato dunque non può mangiare cibi solidi). Gli ho chiesto cosa avrebbe voluto ora più di tutto e mi ha risposto: una doccia".

Ciò che ha impressionato Pino "è che quest'uomo che ha contribuito da sano al benessere di tutti (ha 25 anni di contributi versati, dunque è stato pure un contribuente delle cui tasse pagate tutti abbiamo usufruito) viva in quelle condizioni, a fianco a un posto dove lo Stato ha speso milioni e milioni di euro per mantenere gratuitamente per anni e anni uomini (soprattutto) e donne, giovani forti e sani, che mai nulla hanno dato per il bene comune, che vivono all'asciutto, al fresco d'estate e al caldo d'inverno, con la doccia calda tutti i giorni, con un pasto che non manca mai e con i soldi pure per le sigarette e le ricariche dei telefonini".

"Sarò retorico - scrive ancora Pino -, sarò demagogo e, ormai va di moda, pure razzista, ma questa è una vergogna. Perché chi ci ha governato ha trovato sempre i soldi per centinaia di migliaia di migranti sani e forti ma non li trova per i migliaia di Giuseppe stremati dalla malattia e dalla vita che ci sono in giro? Nessuna maglietta rossa, nessuna onlus o associazione pseudo umanitaria si spende mai per questi invisibili nostri connazionali come fa per chi arriva in piene forze e salute dall'Africa".

E poi la speranza, per cui "qualcuno di dovere" intervenga al fine di "rimediare al dramma di un uomo che in condizioni di salute estremamente precarie vive in una baracca sotto il caldo estremo d'estate, il freddo e la pioggia d'inverno, senza mai un piatto caldo che possa consolare la sua grande e continua sofferenza".

(Unioneonline/s.s.)
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