Mense scolastiche eccessivamente costose a Carbonia, tanto da spingere alcune mamme a organizzare una petizione da inviare al sindaco.

"Da qualche giorno - spiega alla redazione la mamma di un bimbo che sta per iniziare la materna - sono state pubblicate le nuove fasce per la mensa scolastica, con rincari sino al 51%. Questa situazione sta mettendo in ginocchio molte famiglie, poiché la quota mensile è aumentata anche di 35 euro".

Il problema, però, non riguarda solo Carbonia, ma anche Cortoghiana e altri paesi del circondario e si concentra sulla "sproporzione che esiste negli aumenti distribuiti per le varie fasce".

"Siamo assolutamente d'accordo sul fatto che chi ha meno possibilità economiche debba essere aiutato, questo non è in discussione. Ciò che invece troviamo ingiusto è il rincaro a carico delle fasce con Isee maggiore. E tra queste, proprio in base alla delibera, ci sono anche i non residenti nel Comune".

"Questo significa - prosegue la nostra lettrice - che anche i bimbi che per esempio vivono a Nuraxi Figus e frequentano le scuole a Cortoghiana pagano direttamente in base alla fascia più alta. Non ci sembra giusto".

Il sindaco è già stato informato della questione, ma al momento sembra non vi sia la possibilità di modificare la delibera.

Vero è, aggiunge la mamma, che "negli anni scorsi il Comune aveva provveduto a ridurre i costi del 10 per cento per via della crisi, e ora sono state invece introdotte delle migliorie tecnologiche, per esempio il cartellino sul quale viene ricaricato l'importo da pagare per la mensa ogni giorno e dal quale viene poi detratto il costo del servizio".

Ma questo "non giustifica la non equa ripartizione degli aumenti".

A differenza dei mesi scorsi, inoltre, "e troviamo sia corretto", è stata resa gratuita anche la seconda fascia di reddito, quella che va fino a 5.063,30 euro di Isee.

Ma mentre prima la quinta fascia per far accedere i bambini alla mensa pagava 2,47 euro per il primo figlio, ora ne paga 2,84; la sesta è passata da 2,95 a 3,39, la settima da 3,40 a 3,91. Infine l'ottava, che comprende i non residenti e quelli con un reddito oltre i 20mila euro: 5,14 euro. Per un pasto.

"Io non credo - dice la mamma - che per far mangiare un bambino a casa spenderemmo una cifra simile, per un piatto di piasta e una fettina di carne o altro. La situazione va risolta e per questo ci stiamo organizzando. L'intenzione è quella di chiedere una rimodulazione degli aumenti distribuiti in modo diverso nelle varie fasce".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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