Sono circa 4,7 milioni gli italiani che solitamente lavorano la domenica e, dunque, potenzialmente interessati dal provvedimento di chiusura, totale e parziale, annunciato dal ministro e vicepremier Luigi Di Maio.

Una serrata che interessa molto da vicino la Sardegna, che è la regione italiana con più occupati alla domenica (il 24,5%) sul totale dipendenti.

Davanti all'Isola solo la Val d'Aosta, con il 25,9%; quindi al terzo, quarto e quinto posto Puglia (24%), Sicilia (23,7%) e Molise (23,6%).

A sottolinearlo è l'Ufficio studi della Cgia, in base a un'analisi su dati del 2016.

I NUMERI - Dei 5 milioni di occupati totali a livello nazionale, spiega lo studio Cgia, "3,4 milioni sono lavoratori dipendenti e gli altri 1,3 sono autonomi (artigiani, commercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori, etc.)".

Ancora: "Se 1 lavoratore dipendente su 5 è impiegato alla domenica, i lavoratori autonomi, invece, registrano una frequenza maggiore: quasi 1 su 4".

"Il settore dove la presenza al lavoro di domenica è più elevata è quello degli alberghi/ristoranti: i 688.300 lavoratori dipendenti coinvolti incidono sul totale degli occupati dipendenti del settore per il 68,3%. Seguono il commercio (579.000 occupati pari al 29,6 per cento del totale), la Pubblica amministrazione (329.100 dipendenti pari al 25,9 per cento del totale), la sanità (686.300 pari al 23 per cento del totale) e i trasporti (215.600 pari al 22,7 per cento)".

IL TURISMO - I territori a maggiore vocazione turistica, dunque, potrebbero essere quelli dove il provvedimento sollecitato dal ministero del Lavoro potrebbe incidere di più.

Come spiega il segretario della Cgia, Renato Mason: "La maggiore disponibilità di alcuni territori a lavorare nei weekend va in gran parte ricondotta al fatto che buona parte del Paese ha un'elevata vocazione turistica che coinvolge le località montane e quelle balneari, le grandi città, ma anche i piccoli borghi. E quando le attività turistico-ricettive sono aperte anche la domenica, i settori economici collegati, come l'agroalimentare, la ristorazione, i trasporti pubblici e privati, i servizi alla persona, le attività manutentive, etc., sono incentivate a fare altrettanto".

I DATI EUROPEI - Da sottolineare che in Italia, alla domenica, si lavora meno rispetto ad altri Stati europei.

"Rispetto agli altri paesi - conclude la Cgia - la nostra nazione si posiziona negli ultimi posti della classifica tra chi lavora di domenica. Se nel 2015, in riferimento ai lavoratori dipendenti, la media dei 28 paesi Ue era del 23,2%, con punte del 33,9% in Danimarca, del 33,4% in Slovacchia e del 33,2% nei Paesi Bassi, da noi la percentuale era del 19,5%. Solo Austria (19,4%), Francia (19,3%), Belgio (19,2%) e Lituania (18%) presentavano una quota inferiore alla nostra".

(Unioneonline/l.f.)

L'ANNUNCIO DI DI MAIO:

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