"Auspico che l'Aja decida che siano giudicati da un tribunale in Italia", ha commentato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che incontrerà oggi i fucilieri della Marina militare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, al centro di una vicenda giudiziaria internazionale che si trascina dal 2012.

Sui due militari pesa l'accusa di aver ucciso due pescatori in India nel corso di una missione antipirateria al largo della coste del Kerala, in India, e ora - finalmente - dopo un'accesa battaglia legale e diplomatica tra Italia, India e istituzioni europee, si deciderà a quale nazione spetti la competenza del caso.

Le udienze inizieranno il prossimo 22 ottobre e nelle settimane successive si saprà a quale Stato tra Italia e India spetti celebrare il processo.

Dopo esser stati al centro dell'attenzione mediatica per anni, sull'odissea umana e giudiziaria di Latorre e Girone era sceso il velo del silenzio, dopo le lentezze burocratiche, gli sconti tra le due cancellerie, richieste del nostro Governo, ripicche di quello indiano e un lungo periodo di permanenza forzata all'ambasciata italiana di Nuova Delhi.

Otto anni di calvario e di lontananza dalle proprie famiglie per arrivare ora alla puntata finale di una vicenda a cui non sono mancati momenti di alta tensione, come quando si ventilò per i due l'accusa di terrorismo e persino il rischio della pena capitale - poi smentito - ma anche fasi di distensione, con la concessione di licenze per rientrare in Italia, a Latorre nel 2014 per curarsi dopo l'ictus che l'aveva colpito, e a Girone due anni dopo per ragioni "umanitarie".

(Unioneonline/b.m.)
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