"Chiamare il 118 e ricevere risposte di dubbia educazione lascia l'amaro in bocca": a raccontare a UnioneSarda.it quanto accaduto oggi è Maria (nome di fantasia).

"Non sono sarda, ma da tanti anni vengo nell'Isola perché ho casa a Tortolì - spiega - Soffro di fibrillazione atriale e ogni tanto devo andare al Pronto soccorso. Di solito mi accompagna mia figlia, che però oggi non c'era, mio marito invece è invalido e non può guidare. Nel primo pomeriggio mi sono sentita male, ho preso i farmaci che mi avevano prescritto, ma la situazione non migliorava".

Quindi la decisione di chiamare il 118. "Mi sono presentata, con nome e cognome, e ho chiesto l'intervento di un medico, che venisse a casa per effettuare un elettrocardiogramma e poi valutasse se, eventualmente, fosse il caso di raggiungere il Pronto soccorso. La risposta dell'operatrice mi ha lasciato senza parole".

Cosa le ha detto?

"Mica posso mandarle un medico gratis a casa".

E lei?

"Ho spiegato che se era questo il problema avrei potuto pagarlo. Ma avevo bisogno di aiuto".

Poi cos'è successo?

"Mi hanno chiesto se volessi un'ambulanza. Ho pensato che si tratta di un mezzo importantissimo, e ho voluto riservarlo a qualcuno che, magari, potesse averne più bisogno di me. Quindi ho risposto di no".

L'operatrice?

"Ha chiuso la conversazione. Così, senza dirmi altro. E io sono rimasta amareggiata, perché mi aspettavo ben altro trattamento da un servizio di emergenza".

L'AREUS - L'ufficio stampa dell'Areus, l'Azienda Regionale dell'Emergenza e Urgenza della Sardegna, interpellata sulla vicenda ha dato le opportune spiegazioni: "Il 118 non può mandare un medico a domicilio, non è proprio possibile, non fa parte delle nostre competenze. La richiesta della signora è stata posta quindi già nel modo non corretto".

In secondo luogo, "l'operatrice ha giustamente chiesto se ci fosse bisogno dell'intervento di una medicalizzata. In questo caso, infatti, sarebbe arrivato a casa della signora il medico con il macchinario necessario per l'elettrocardiogramma. Ma avendo avuto come risposta un 'no', lì è finito il compito del 118".

Resta la questione della "dubbia educazione" di chi ha risposto al telefono: "Se è andata come racconta la signora ce ne scusiamo, siamo d'accordo con lei sul fatto che avrebbe dovuto avere delle spiegazioni di tipo diverso".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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