Che con l'arrivo al governo di Pedro Sanchez ci fosse stato un disgelo nei rapporti tra Barcellona e Madrid era sotto gli occhi di tutti.

Sono lontani i tempi del muro contro muro, del pugno di ferro costato caro a Mariano Rajoy, del bagno di sangue durante il referendum indipendentista.

E ora il primo ministro spagnolo si è persino dichiarato favorevole all'organizzazione di un referendum per l'autogoverno della Catalogna.

Vuole risolvere col dialogo e col compromesso quel che Rajoy non ha risolto col pugno duro. "Vogliamo discutere e risolvere una crisi politica, chiudendola con un voto", ha affermato in un'intervista televisiva, insistendo sul fatto che solo "con la legge e con il dialogo" si può superare la crisi politica che c'è ormai da un anno tra Barcellona e Madrid.

Ciò non vuol dire che Sanchez non metta paletti. "Un eventuale referendum - ha chiarito - non tratterà dell'autodeterminazione, ma dell'autogoverno. La consultazione sarebbe finalizzata alla determinazione di un nuovo statuto", perché ad essere in gioco ora in Catalogna "non è l'indipendenza, ma la convivenza". Più autonomia dunque, ma non indipendenza tout court.

Ha dunque invitato i leader indipendentisti a porre fine a quelle dinamiche che spaccano in due la società catalana: "Oggi è divisa in due blocchi, e dobbiamo porre fine a questa dinamica".

Sanchez ha anche annunciato che due riunioni del consiglio dei ministri si terranno fuori da Madrid, per la precisione in Andalusia e Catalogna.

(Unioneonline/L)
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