"È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare".

Sarebbero queste le parole pronunciate il 14 aprile dell'anno scorso dall'ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, in un dialogo con il suo vice, Pasquale Aversa, delegato a occuparsi della gestione dei migranti, secondo le intercettazioni pubblicate dal "Mattino di Padova".

Alcune conversazioni di Impresa sarebbero infatti state ascoltate dai carabinieri impegnati in un'inchiesta sull'accoglienza in Veneto e poi trascritte nel rapporto conclusivo stilato dai militari.

Le telefonate del prefetto sono finite nel mirino degli inquirenti, che sospettano possibili illeciti nell'affidamento della gestione degli immigrati ad alcune società locali e in particolare la cooperativa Ecofficina, che gestisce alcuni centri nella zona.

Impresa non è indagata e da tre mesi svolge l'incarico di vice capo di gabinetto del ministero dell'interno Matteo Salvini.

Proprio quest'ultimo ha commentato l'andamento delle indagini sul caso migranti: "Il governo di centrosinistra negava l'emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all'altro - come nel gioco delle tre carte - per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd. È il quadro vergognoso che emerge dall'inchiesta di Padova", ha detto il vicepremier.

"Io, invece, voglio bloccare gli sbarchi e mi prendo tutte le responsabilità delle mie scelte. Se qualche funzionario ha sbagliato è giusto che paghi. Ma chi sono i mandanti politici di tutto questo?", ha concluso il leader della Lega.

"Sono amareggiata, sono state estrapolate e pubblicate frasi completamente decontestualizzate", ha commentato l'ex prefetto di Padova, "sono assolutamente certa della correttezza dei miei comportamenti. Quelle frasi fanno parte di un carteggio di centinaia di pagine ampiamente esaminato dall'autorità giudiziaria".

(Unioneonline/F)

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