"Hanno ucciso i miei amati cani costringendomi a vendere la casa dove sono nata e andare via. La mia salute è precipitata, ho rischiato la depressione e ancora oggi fatico a riprendermi".

L'ALLEVATRICE - Silvia Lecca ha 41 anni, una passione sconfinata per i boxer e un problema che la costringe a continui ricoveri e interventi. Oggi vive in un appartamento in affitto a Genneruxi, lontano da quella casa a Pirri dove per due anni ha vissuto nell'angoscia. Per la strage dei suoi sette cani - è un allevatrice di boxer riconosciuta dall'Enci - c'è una sospettata: è la vicina di casa 31enne con cui i rapporti erano tesi da tempo in parte proprio a causa della presenza degli animali in un recinto ricavato nel cortile. "Sono morti per avvelenamento tra atroci sofferenze - racconta Silvia -, hanno usato un lumachicida che non lascia tracce evidenti. Per scoprire le cause del decesso ho dovuto portare i campioni istologici a Sassari".

LE DUE STRAGI - La strage è avvenuta in due tempi, all'inizio del 2016. Il primo avvelenamento risale al 19 febbraio, quando Silvia era ricoverata a Pisa. Morirono tre boxer adulti e un cucciolo. "In quel momento non avevo sospetti, stavo malissimo e non pensai di sottoporli all'autopsia". Il 2 aprile il secondo avvelenamento. "Sono tornata a casa verso mezzogiorno, ho chiamato i cani e non sono venuti. Mi si è gelato il sangue, ho capito subito che era successo di nuovo". I tre boxer superstiti del suo allevamento - tra cui Mambo, il suo prediletto, vincitore di numerosi premi internazionali e il cui valore di mercato superava i 20mila euro - giacevano vicino alla recinzione, gli occhi sbarrati e le mascelle serrate.

IL TESTIMONE - Stavolta però spunta un testimone: un operaio che ha visto una donna gettare del cibo ai tre cani dal balcone dell'appartamento dove vivono una inquilina e il compagno, al primo piano della palazzina. Gli esami istologici sui resti dei boxer confermano che la morte è stata causata dal metaldeide, un lumachicida che agisce in poche ore e soprattutto non lascia tracce evidenti. "Per questo viene usato dagli avvelenatori, lo mettono nelle polpette e i cani non si accorgono di nulla". La vita di Silvia è sconvolta. Il suo allevamento non esiste più. Così decide di vendere casa e di andare via insieme all'anziana madre.

LE INDAGINI - L'inchiesta in un primo momento viene archiviata, poi riaperta dopo che il testimone chiave viene sentito per la seconda volta dai carabinieri. Il nome della vicina finisce così nel fascicolo aperto dal pm Giangiacomo Pilia, che nei giorni scorsi ha chiuso l'indagine e presto dovrà sentire l'indagata.

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