Duecento firme per una petizione, quella con la quale alcuni accademici inglesi accusa un gruppo universitario del Regno Unito di "chiudere gli occhi" sugli abusi dei diritti umani in Egitto, intraprendendo rapporti di collaborazione nonostante le "molte domande lasciate insolute dal rapimento e dall'omicidio di Giulio Regeni", il ricercatore friuliano che all'epoca studiava a Cambridge e che venne ucciso al Cairo nel gennaio del 2016.

Riportata dal sito Guardian, l'iniziativa fa riferimento al recente viaggio al Cairo di una delegazione di 11 università britanniche, con il sostegno del governo di Theresa May.

Secondo i firmatari la missione mira a stabilire scambi a livello di studenti e di ricerca, richieste congiunte di donazioni, e alla possibilità di creare campus internazionali in Egitto.

"I funzionari del governo e i manager universitari sembrano avere dimenticato che solo due anni fa Giulio Regeni è stato rapito, torturato e ucciso mentre faceva ricerca al Cairo - scrivono - . Giulio è uno dei molti studenti e accademici a essere stato arrestato, torturato, incarcerato e ucciso negli ultimi anni in Egitto, nel contesto di una sempre più ampia campagna di repressione che prende di mira l'opposizione politica, sindacati, società civile, media indipendenti e la professione legale", prosegue il testo.

Poi affermano: "Mettiamo in dubbio la saggezza e la legittimità di questa decisione di fare affari come sempre con un regime autoritario che in modo sistematico attacca ricerca, istruzione e libertà accademica".

(Unioneonline/s.a.)

© Riproduzione riservata