Un braccio di ferro continuo. Con i Paesi Ue in generale, e con Malta in particolare. Ogni imbarcazione che salva migranti nel Mediterraneo ormai è costretta a restare in mare aperto in attesa che qualcuno sblocchi l'impasse.

Nel caso di Aquarius è stata Malta ad accogliere la nave, ma i 141 migranti (73 minori) saranno ripartiti - dopo la mediazione del premier Joseph Muscat - tra diversi Paesi europei. Alcuni dovrebbero arrivare anche in Italia, che si è resa disponibile ad accoglierne 20.

O almeno si era resa disponibile, perché ora la vicenda Aquarius si intreccia con un nuovo caso scoppiato appena ieri, quello della nave Diciotti, della Guardia Costiera italiana.

La Diciotti nella notte tra mercoledì e giovedì ha soccorso un barcone col motore in avaria e 190 migranti a bordo: ne sono rimasti 177 perché gli altri 13 sono fatti sbarcare immediatamente per ragioni sanitarie.

Il salvataggio è stato coordinato dalle autorità maltesi, quindi la Diciotti - che si trova nelle acque Sar dell'Isola - ha chiesto che La Valletta destinasse un porto sicuro per sbarcare.

Malta si è rifiutata e, quando è balenata l'ipotesi di accompagnare la Diciotti in Italia, è saltato il banco anche sull'Aquarius. Il Viminale ha lasciato trapelare che "se i partner europei pensano di lasciare sola l'Italia rifilandole un barcone con 170 persone, noi rimetteremo in discussione la possibilità di partecipare alla redistribuzione delle persone che erano a bordo dell'Aquarius".

Già nella mattinata di ieri Salvini sui social aveva posto i suoi paletti: "In Europa non cambiano mai. È mio dovere informarvi che un barcone con 170 immigrati, ora in acque maltesi, viene bellamente ignorato, anzi viene accompagnato verso le acque italiane dalle autorità di Malta. Questa non è la mia Europa. L'Italia ha già accolto e speso abbastanza, sia chiaro a tutti. Accogliendo via mare 700mila immigrati in pochi anni, penso che l'Italia abbia già fatto il dovere suo, e anche di altri".

(Unioneonline/L)
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