Il processo in Malesia delle due donne accusate dell'omicidio del fratellastro del leader nordcoreano, Kim Jong-un, continuerà.

L'annuncio arriva dal tribunale di Shah Alam, vicino a Kuala Lumpur, secondo cui le prove contro l'indonesiana Siti Aisyah e la vietnamita Thi Huong sono sufficienti per sostenere l'accusa di omicidio premeditato.

Durante la precedente udienza di giugno, il giudice Azmi Ariffin aveva preannunciato che avrebbe preso una decisione entro il 16 agosto: questa poteva riguardare o l'assoluzione o la prosecuzione del processo per consentire alle due imputate di difendersi davanti alla corte.

Il fratellastro di Kim Jong-un, Kim Jong Nam, è stato ucciso il 13 febbraio 2017 all'aeroporto di Kuala Lumpur da due donne che gli hanno lanciato addosso l'agente nervino VX, versione mortale del gas sarin, considerata arma di distruzione di massa.

Dall'inizio del processo, le due donne ribadiscono di non aver avuto intenzione di uccidere, ma di essere state reclutate per partecipare a quella che credevano essere una “candid camera”: in realtà si trattava di un complotto orchestrato da agenti nordcoreani. Quattro cittadini della Corea del Nord infatti, accusati in questo caso, sono fuggiti dalla Malesia il giorno dell'omicidio.

Seul ha sempre puntato il dito contro Pyongyang dato che Kim Jong Nam è sempre stato molto critico con il regime e da anni viveva in esilio.

Per l'accusa si tratta di "omicidio pianificato ed eseguito con cura" dalle due donne "addestrate" per assicurare il successo dell'operazione.

Da parte sua, la difesa denuncia un'indagine "sciatta" e chiede l'assoluzione delle imputate.

(Unioneonline/v.l.)
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