Una vita per L'Unione Sarda. Ha lavorato al quotidiano nella vecchia sede di viale Regina Elena per 40 anni come linotipista: "Mettevo giù i testi che i giornalisti mandavano ai proti, e i proti li passavano a noi".

Il decano dei poligrafici, Sergio Rocca, compie oggi 88 anni e il giornale lo celebra pubblicando una sua foto che lo ritrae, nel 1953, proprio alla linotype, macchina che la tecnologia ha mandato in soffitta.

Lui è andato in pensione nel 1986, e anche se ha messo di lavorare il suo legame col giornale è rimasto fortissimo. Vive a Cagliari con la moglie Stefania, dalla quale ha avuto tre figli.

In cosa consisteva il suo lavoro alla linotype?

"La macchina aveva 90 tasti, la difficoltà stava nella precisione e nella velocità. All'epoca si lavorava 'a caldo', con le caldaie di piombo, al contrario di oggi che è tutto 'a freddo', si fa tutto al computer".

Quanto impiegava per una pagina?

"Bisogna considerare che per una colonna ci volevano circa 20 minuti, 30 al massimo".

Per quante pagine?

"Alla mia epoca, parliamo degli anni Cinquanta, L'Unione usciva con 20 pagine, adesso siamo ben oltre, più di 60".

Quali erano i problemi?

"Tenere a bada la linotype, e fare attenzione ai difetti che potevano nascere dalla lavorazione del testo, per esempio per la postposizione delle matrici".

Come era organizzato il sistema?

"Il poligrafico doveva scegliere a seconda di quello che il redattore preferiva tra corsivo e neretto, corsivo e tondo e il nero. La macchina però doveva essere messa a punto. Dovevo stare attento al fatto, per esempio, che la lettera 'b' non scendesse prima della 'a', quindi tenere sempre d'occhio il carrellino che portava il lingotto di piombo".

Un altro mondo rispetto a oggi...

"Sicuramente da un punto di vista tecnico sì, ma sa una cosa? Anche da un punto di vista pratico: perché era un vero e proprio lavoro d'équipe".

In che senso?

"Il poligrafico aveva bisogno del giornalista e il giornalista aveva bisogno del poligrafico, senza l'uno o l'altro il quotidiano non poteva uscire. Eravamo tutti una grande famiglia".

Ci racconta qualche episodio particolare?

"Ho tantissimi ricordi, tutti belli. Anche gli imprevisti lo erano".

Quali?

"Quando magari arrivava una notizia 'forte' e il direttore decideva di fare una ribattuta della prima pagina, smontare quella vecchia e farne una nuova. Pronti via e si ricominciava".

Che orari faceva?

"Iniziavo alle 19, l'uscita era un'incognita, non si sapeva mai".

Una recente foto di Sergio Rocca col figlio Riccardo
Una recente foto di Sergio Rocca col figlio Riccardo
Una recente foto di Sergio Rocca col figlio Riccardo

Oggi legge il nostro giornale?

"Certamente. E sa qual è la prima pagina che guardo?".

Quale?

"Quella dei necrologi".

E come mai?

"È la più preziosa, quella dove ci sono le notizie".

Com'era L'Unione di allora e come trova quella attuale?

"Era un giornale bellissimo, condensato ma bello. Rinato negli anni Cinquanta, quando uscivamo con otto pagine, grazie a un editore illuminato, Sorcinelli, che lo ha estratto metaforicamente dalle macerie. E oggi, certo, qualche direttore mi piace di più, qualcuno mi è piaciuto di meno. Ma L'Unione è stata la mia vita per tanti anni. Indimenticabili per me sono sicuramente Fabio Maria Crivelli e Gianni Filippini, hanno saputo dirigere con maestria ciò che era stato loro affidato".

La carta ha ancora un fascino?

"Devo dire di sì, avere tra le mani un giornale da sfogliare è sempre un piacere".

Rimpianti?

"Assolutamente nessuno, ho lavorato per quasi 40 anni sempre con orgoglio e soddisfazione. Proprio pochi giorni fa abbiamo fatto una rimpatriata tra ex colleghi, rotativisti e impaginatori. Quanti ricordi sono venuti fuori... E quante notti che, ancora, mi scorrono nella mente".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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