Paura, buio, disidratazione, rumori e rimbombi terrificanti, infezioni, ipotermia.

Sono tanti i nemici in agguato quando ci si trovi bloccati nelle viscere della terra, com'è accaduto ai 12 giovani calciatori avventuratisi con il loro allenatore nelle grotte di Tham Luang, in Thailandia, e rimasti intrappolati a causa delle piogge.

Qualcuno è già stato salvato, altri aspettano ancora l'epilogo dell'incubo.

Ma cosa si prova a vivere una situazione del genere lo spiega a L'Unione Sarda Roberto Corti, responsabile nazionale del Soccorso speleologico del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico.

Nome lunghissimo per indicare la task force italiana pronta a intervenire in caso di emergenze simili a quella che stanno gestendo i soccorritori thailandesi.

Della serie: se qualcosa del genere fosse accaduto in Italia, sarebbero stati Corti e i suoi uomini ad andare a recuperare i malcapitati.

Bloccati in una grotta. Qual è il primo pericolo?

"In un ambiente con umidità al 98%, dunque molto umido, è difficile accorgersi di aver sete. Dunque, se non sai che devi bere, non bevi perché non avverti lo stimolo. E la disidratazione è in agguato".

La fame?

"A quel che so i ragazzi hanno sempre avuto a disposizione acqua in abbondanza. Sicuramente non era pulita, ma comunque hanno potuto bere. Quanto alla fame, sì, l'avverti, ma l'importante è avere da bere. Poi erano tutti giovani e allenati. Questo ha abbattuto i rischi".

Roberto Corti
Roberto Corti
Roberto Corti

Prova a descrivere la situazione in cui si sono trovati i ragazzi dal punto di vista sensoriale?

"In una grotta come quella si perde completamente la cognizione del tempo. Pensi sia passata un'ora, invece, ne sono passate magari due o tre. E poi: immaginatevi di essere nel buio più completo e di udire continuamente rumori e rimbombi di cui non conoscete la provenienza. Magari c'è un rigagnolo d'acqua, ma le pareti lo amplificano parecchio. E tu pensi a chissà che...".

Insomma, una cosa spaventosa per un gruppo di ragazzini...

"Sì. Ma credo che trovarsi in una situazione del genere farebbe paura a chiunque, anche a noi esperti".

Rischio di imbattersi in animali o insetti pericolosi?

"A tre, quattro chilometri dall'uscita, insetti non credo. Nel periodo asciutto, però, potrebbero esserci dei pipistrelli. E il loro guano provoca un fungo che negli uomini può causare problemi a livello respiratorio".

Cosa secondo lei ha dato ai ragazzi la forza di resistere?

"Oltre alla disponibilità d'acqua, il fatto che la temperatura nella grotta fosse abbastanza calda, attorno ai 20 gradi. Dunque non hanno patito il freddo o lo hanno patito poco, senza comunque rischiare l'ipotermia".

E a livello mentale cosa è stato determinante?

"Il fatto di essere amici e, soprattutto, di far parte di una squadra di calcio. Dunque allenati, oltre che giovani, quindi fisicamente a posto. Ma, soprattutto, abituati a farsi forza a vicenda, anche nei momenti più difficili".

Luigi Barnaba Frigoli

(Unioneonline)

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