Ha lavorato per 30 anni per la stessa azienda di Melzo (Milano), la Greif Italia.

Ora a quattro anni dalla pensione, per un 61enne di nazionalità marocchina - il quale convive con una pesante disabilità dal 1991, visto che ha perso una mano - è arrivata la lettera di licenziamento: la sua posizione lavorativa è stata "soppressa" dopo l'arrivo di un macchinario che svolge le sue stesse mansioni.

La società infatti ha comunicato di aver avanzato il licenziamento "per giustificato motivo oggettivo", in seguito alla riorganizzazione aziendale all'interno della ditta che si occupa di fusti e imballaggi metallici.

Dopo l'installazione di una macchina (denominata Paint Cap Applicator) che svolge in automatico le stesse mansioni finora svolte dall'operaio, ovvero la posa dei tappi provvisori sui flaconi appena prodotti, nella lettera l'azienda sostiene di aver valutato la possibilità di trovare per il 61enne un'altra collocazione, ma "purtroppo non è stata reperita alcuna posizione lavorativa vacante, essendo tutti i posti già occupati da altri dipendenti".

La ditta riconosce all'uomo l'indennità di legge, ma dopo un fallito il tentativo di conciliazione, il licenziamento è diventato effettivo.

Il lavoratore si è rivolto a un legale, l'avvocato penalista Mirko Mazzali, che ha commentato il caso: "È ingiusto licenziare una persona che ha lavorato 30 anni in un posto, che si ritrova disoccupato a un passo dalla pensione, perché una macchina ha preso il suo posto. Un'ingiustizia tanto più grave considerando che è una persona con una disabilità tale da rendergli difficile la ricerca di un nuovo impiego".

(Unioneonline/F)

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