Guardano il cielo e vedono le nubi scure che porteranno altre piogge.

Nulla di buono per Santa Gilla, la laguna che proprio a causa delle forti e incessanti precipitazioni delle scorse settimane si è trasformata in un lago d'acqua dolce diventato ben presto la tomba di 2500 tonnellate di cozze ma anche delle vongole veraci che crescono sui fondali dello stagno.

Il Consorzio ittico che gestisce su concessione della Regione l'attività di pesca e allevamento dei mitili ha presentato la richiesta di calamità naturale.

I danni stimati sfiorano i 500mila euro, ma se altre piogge dovessero cadere sullo stagno e sui terreni circostanti, per Santa Gilla e le cooperative di pesca saranno altri guai.

Intanto le analisi fatte dalla Asl hanno evidenziato la presenza di coliformi (finiti in laguna con le acque non certo limpide dei rii Cixerri e Mannu), mentre nella parte esterna, oltre il ponte della Scafa, sono state riscontrate biotossine algali del tipo Paralytic shellfish Poison.

Il servizio igiene degli alimenti del Dipartimento di prevenzione della Asl e il Servizio veterinario della Asl hanno necessariamente emanato le ordinanze per fermare la commercializzazione di mitili e arselle.

Un allevamento di mitili
Un allevamento di mitili
Un allevamento di mitili

L'altro pomeriggio, su richiesta del Consorzio, hanno raggiunto Santa Gilla diversi consiglieri della Città metropolitana, mentre Capo Progressista ha rimarcato l'urgenza di interventi di tutela della laguna.

"Le zone umide della Sardegna, e in particolare quelle ampie degli stagni della città metropolitana di Cagliari Molentargius e Santa Gilla costituiscono potenzialmente la più grande fabbrica naturale ed ecosostenibile dell'Isola. Perché possa produrre per le quantità e le qualità di cui è capace, quelle acque devono rimanere pulite, preservate da scarichi limacciosi ed inquinanti. Pertanto è necessario fare una sistematica manutenzione ambientale e intervenire con le necessarie opere strutturali che impediscano, in occasione di precipitazioni copiose e continue, che i rii Mannu e Cixerri riversino nello stagno di Santa Gilla inquinanti raccolti lungo tutto il loro percorso. Che questo rischio sia evitato non abbiamo ancora certezza. Non siamo ancora certi, purtroppo, che non possano esserci conseguenze sull'attività di pesca e acquacoltura. Le preoccupazioni manifestate dai pescatori del consorzio concessionario non possono essere sottovalutate".

La richiesta è per l'assessorato regionale all'Ambiente: "Le attività di studio promosse dall'Università su incarico della Regione, la discussione in corso ormai da anni sulle prospettive di sviluppo delle zone umide di Cagliari, svolta anche in Parlamento, deve approdare in una Conferenza di servizio che programmi le azioni necessarie per la tutela ambientale e la valorizzazione produttiva degli stagni cagliaritani, pesca e acquacoltura, coltivazione del sale, percorsi turistici naturalistici e del benessere. Una conferenza che veda protagonista il Consorzio che attualmente opera nello Stagno di Santa Gilla, la Regione, la Citta Metropolitana e le Amministrazioni Comunali competenti per territorio. E ogni altro soggetto istituzionale direttamente interessato alle attività di bonifica e assetto strutturale degli argini. Una Conferenza che preluda alla costituzione di un organismo unitario e permanentemente operativo per lo sviluppo delle zone umide di Cagliari".

Sta di fatto che per Santa Gilla i pescatori del Consorzio guidato dal presidente Emanuele Orsatti, ma anche le organizzazioni di categoria della pesca, denunciano la latitanza delle istituzioni. Da anni si parla di interventi idraulici per evitare che in caso di abbondanti piogge le acque inquinate dei due fiumi Cixerri e Mannu continuino a scaricare sulla laguna.

Resta però anche l'esigenza, per la vita stessa di Santa Gilla, di un apporto corretto e regolamentato di acque dolci che garantiscano allo stagno il giusto equilibrio idrosalino. I pescatori insistono anche sulla necessità di poter sfruttare, in stretta collaborazione con l'Università e dunque la ricerca (già impegnata in laguna per lo studio dei ricci e delle ostriche), gli impianti di Sa Illetta, quei locali-laboratori costruiti parecchi anni fa e mai entrati in funzione.

Aree dove non solo fare ricerca ma anche, come nel caseggiato dell'ex museo della laguna, avviare attività di pescaturismo per garantire alle cooperative entrate e guadagni anche nei periodi più critici.

Andrea Piras

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