Il Libano torna alle urne dopo nove anni per le elezioni legislative. I seggi sono aperti da questa mattina, oltre 3,6 milioni di cittadini possono scegliere i 128 membri del Parlamento in un sistema elettorale proporzionale articolato in 15 collegi, che ben si attaglia all'attuale contesto multiconfessionale del Paese.

Già esiste un numero prestabilito di seggi da assegnare ad ogni comunità: 64 ai cristiani, 64 ai musulmani.

Boom di donne tra i candidati, almeno rispetto alle ultime elezioni: si passa dalle 12 del 2009 alle 83 odierne, pur sempre poche rispetto ai 583 candidati totali, divisi in 77 liste.

Le forze principali in campo sono il movimento sciita di Hezbollah, il partito Futuro del premier Saad Hariri, alleato in alcuni distretti con il Free Patriotic Movement del presidente Michel Aoun. Poi ci sono i candidati delle Forze libanesi (LF).

Una polveriera pronta ad esplodere il Libano, da sempre un Paese chiave del Medio Oriente. Tante le questioni aperte in ca.pagna elettorale: dal futuro della Siria all'accoglienza di un milione di profughi siriani, passando per le tensioni tra i vari gruppi religiosi e il timore di una nuova guerra tra Israele e Hezbollah, il gruppo sciita appoggiato dall'Iran. E la corruzione dilagante. Basti pensare che nel 2013, anno in cui il Parlamento avrebbe dovuto essere sciolto, i parlamentari libanesi decisero che non c'erano le condizioni per andare al voto, rieleggendosi per altri cinque anni.

(Unioneonline/L)

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