Ci sono ancora due bambini che, nell'Isola, vivono in carcere con le loro mamme: a rilanciare la situazione, che "genera preoccupazione, ansia e sgomento riproponendo con forza la paradossale situazione in Sardegna dove non viene utilizzata una struttura esistente da 4 anni in grado di garantire uno spazio adeguato a creature in crescita" è Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione "Socialismo Diritti Riforme".

I piccoli sono nelle strutture di Uta e Bancali.

"Consideriamo inaccettabile – dice Caligaris – la presenza di un bimbo italiano a Sassari e uno straniero a Cagliari, soprattutto perché esiste un Icam inutilizzato. Attualmente gli Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri si trovano a Torino, Lorusso e Cutugno (11 posti); Milano San Vittore (10); Venezia Giudecca (8); Cagliari-Senorbì (4) e Lauro (Avellino) (35). In Sardegna però l’ICAM, inaugurato nel luglio 2014, non è mai entrato in funzione nonostante disponga di 4 camere".

Tutta la situazione, in particolare per il caso della provincia di Cagliari, rappresenta un evidente costo relativo all'impiego di un numero consistente di personale penitenziario femminile; l'attivazione di uno spazio per donne detenute con figli "a 40 chilometri dal carcere del capolouogo" è risultata "inadeguata e impraticabile". Occorre infatti garantire ai bambini, "oltre a una convivenza serena con la madre e adeguate relazioni con altri bambini in asili e/o scuole, le visite pediatriche accompagnandoli in ospedale con la mamma e la scorta".

"Insomma - spiega Caligaris - quella di Senorbì è una struttura destinata all’abbandono. Ciò tuttavia non esime lo Stato di farsi carico degli innocenti al seguito della madre che sconta una pena detentiva provvedendo almeno alla realizzazione delle case-famiglia protette che impedirebbero al bambino, quando il reato commesso dalla madre non richiede la pena detentiva, di subire traumi nello sviluppo della sfera emotiva".

(Unioneonline/s.s.)

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