Ha parlato per quasi un'ora, collegato dal cercare nuorese di Bad'e Carros nel quale è rinchiuso dal giugno del 2013, quando era stato arrestato perché ritenuto a capo di un'associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga e di altri vari reati.

Graziano Mesina, questa mattina, ha rilasciato dichiarazioni spontanee ai giudici della Corte d'Appello di Cagliari che lo stanno processando, dopo la condanna a trent'anni di carcere inflitta in primo grado. "L'avevo già detto, - ha scandito - quella che mi è stata fatta dare in primo grado dal pubblico ministero è una condanna a morte".

Parole che aveva già pronunciato, ma che scandisce nuovemente con forza nel tentativo di convincere il collegio di secondo grado a ribaltare la prima sentenza.

L'ex primula rossa - con accanto l'avvocato Beatrice Goddi e a Cagliari il legale Maria Luisa Vernier - nega di aver trafficato in droga, di aver avuto a che fare con le armi e con altri crimini.

"Quando ho commesso reati - ha scandito - me ne sono sempre fatto carico e non sono mai stato capo neppure gli anni Sessanta. Ma dopo la grazia non ho mai fatto nulla di ciò di cui vengo accusato".

Ai giudici che ascoltavano, l'imputato ha raccontato come si gadagnava la vita dopo essere uscito di prigione nel 2000, beneficiando della grazia concessagli dall'allora presidente Ciampi.

"Rilasciavo interviste pagate ai giornalisti - ha spiegato - ma facevo anche altri lavori. Mi sono occupato di un affare della figlia di Berlusconi: per dei terreni vicino Olbia perché un pastore che c'era da anni doveva essere sfrattato e sono stato contattato perché si mettessero d'accordo".

A chiedere l'assoluzione da tutte le imputazioni per l'ex bandito più famoso della Sardegna è stata il difensore Maria Luisa Vernier, mentre l'altra legale Beatrice Goddi parlerà alla prossima udienza. Anche l'avvocato-imputato Corrado Altea (condannato in primo grado a 16 anni perché ritenuto uno dei partecipanti all'associazione a delinquere) ha rilasciato dichiarazioni spontanee.

"Ho fatto l'errore di farmi prestare dei soldi - ha svelato - e poi sono stato ricattato. Ma non ho commesso i reati per i quali sono stato condannato".

Appassionata è stata anche l'arringa del difensore Luca Cianferoni (storico legale di Totò Riina) che ha parlato per ore e ha presentato infine un'istanza di rinnovazione per il suo assistito. Si prosegue il 30 aprile.

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