Bufera da parte degli animalisti sulla sagra de s'anzone, in programma a Bidonì nella giornata di Pasquetta.

Mentre nel piccolo borgo del Barigadu si cerca di puntare sull'agnello e di valorizzarlo c'è chi punta il dito contro.

L'ATTACCO - "Le sagre a base di agnello sono frequenti in Sardegna la cui economia si basa per buona parte sul massacro di questo cucciolo. Sa Sagra de S'Anzone a Bidonì è un esempio molto rappresentativo di questo genere di sagra, complice la sua scenografia sanguinaria. Da vent'anni è un appuntamento fisso il Lunedì di Pasqua", scrive in una nota Paola Re, portavoce della causa animalista.

E prosegue: "Il consumo di agnello per la celebrazione della Pasqua è crollato così vertiginosamente da far capire al consumatore di cibo animale che l'empatia verso la sofferenza dell'agnello dovrebbe essere estesa a tutte le specie animali perché gli animali, tutti, non sono ingredienti ma esseri senzienti. Sempre più persone si rendono conto che mangiare cuccioli perché sono buoni è ingiusto. Questi disgraziati agnelli vengono strappati alle madri e, se non sono macellati localmente, sono costretti a lunghi ed estenuanti viaggi, stipati su camion, in condizioni di insopportabile sofferenza. Prima della macellazione si dimenano, urlano, piangono terrorizzati".

Paola Re prosegue: "Produrre cibo non deve necessariamente sfociare nel massacro perché la gastronomia può prendere innumerevoli strade per nutrire chi consuma e assicurare il guadagno a chi produce. Anziché organizzare convegni per rilanciare il consumo di agnello, si cerchino strade innovative dal punto di vista etico. In Sardegna la cultura del massacro dei cuccioli è radicata: la stessa sorte degli agnelli è riservata ai maialini, anche in quel caso in nome di un'inaccettabile tradizione gastronomica, ancestrale e granitica. Mentre gli animali perdono la vita, l'economia sarda perde i pezzi e purtroppo di questa perdita risentono famiglie che necessitano di lavorare. Non è con l'allevamento ovino, tanto meno con questi massacri festaioli, che si aiuta l'economia. La politica dovrebbe trovare soluzioni anziché patrocinare tutto ciò che le passa sotto gli occhi".

LA REPLICA - Secca la risposta che arriva dagli organizzatori della sagra: "Non diamo adito a queste provocazioni, non bisogna dargli peso. Ognuno è libero di essere vegano, vegetariano ,carnivoro. Vogliono imporre agli altri cosa mangiare: non si può sentire", afferma il presidente della Pro loco Daniel Fadda.

IL CONVEGNO - Alla vigilia della polemica nel piccolo borgo sull'Omodeo, in occasione del convegno "Agnello di Sardegna Igp, mercati esteri e opportunità: tra cultura, identità e innovazione", promosso dal Contas si è fatto invece il punto sulla necessità di uno strumento per riconoscere gli agnelli non sardi. Battista Cualbu, presidente del Consorzio di Tutela dell'agnello di Sardegna Igp ha invocato "uno strumento in mano agli agenti vigilatori che consenta di distinguere gli agnelli sardi dagli importati".

Durante il convegno si sono affrontati diversi argomenti sulla valorizzazione dell'agnello di Sardegna Igp. "Dobbiamo avere la consapevolezza - ha spiegato l'antropologo Sebastiano Mannia - di non parlare di un semplice prodotto ma di un territorio, di una cultura".

Ed in questo senso va "valorizzato anche nel segmento di mercato della filiera corta e delle mense pubbliche" ha aggiunto Michele Salis che ha analizzato l'agroalimentare nelle regioni storiche del Marghine - Planargia - Montiferru e Guilcer. A fare sintesi il direttore del Contas Alessandro Mazzette che ha proposto un marchio per la Sardegna
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