Urne aperte dalle 9 di questa mattina e fino a mercoledì per le elezioni presidenziali in Egitto, il Paese più popolato del mondo arabo.

Sono circa 60 milioni gli elettori chiamati a scegliere tra il presidente uscente e grande favorito, Abdel Fattah Al-Sisi, che conclude il suo primo mandato, e il suo unico sfidante, Moussa Mostafa Moussa.

Al-Sisi contro Al-Sisi, dice qualcuno per sintetizzare quella che sarà una scontata vittoria dell'ex generale, capo delle forze armate e ministro della Difesa sotto la presidenza di Mohammed Morsi e capo dell'intelligence in quella di Hosni Mubarak.

"Il risultato è già noto - spiega Mostafa Kamel al-Sayed, docente di Scienze politiche all'università del Cairo - non c'è campagna elettorale" nonostante il generale malcontento in Egitto.

Non solo per la crisi economica e l'aumento dei prezzi, ma soprattutto per un ritorno a un regime autoritario simile a quello di Mubarak, tra arresti arbitrari di attivisti, giornalisti e laici liberali. Oltre a una stretta nel campo dei diritti umani.

IL NODO DELL'AFFLUENZA - Unico vero nemico di Al-Sisi non è tanto Moussa, politico poco noto che si è registrato appena prima della chiusura delle candidature, ma l'affluenza che, se troppo bassa, potrebbe delegittimare il voto.

Nelle elezioni di due giorni del 2014 aveva votato il 37% degli aventi diritto, e le autorità avevano aperto i seggi per un terzo giorno, con un'affluenza finale del 47,5%. "È improbabile che quest'anno quel 37% sia raggiunto", dice Sayed.

(Unioneonline/D)

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