Dopo giorni di accuse, Mark Zuckerberg interviene sullo scandalo dei dati raccolti da Facebook e ammette: "Mi prendo la responsabilità di quanto accaduto".

"Mi dispiace molto - ha aggiunto - La nostra responsabilità è proteggere gli utenti, non deve più succedere una cosa simile". Le accuse riguardano i dati di 50 milioni di persone che sono stati condivisi con la società Cambridge Analytica.

Tenta di placare la tempesta il numero uno del social network, affrontando a viso aperto tv americane, quotidiani e riviste di settore e, per farlo, parte dal 2013.

All'epoca, ha spiegato Zuckerberg, "un ricercatore universitario di Cambridge, Aleksandr Kogan, ha creato un'app per quiz di personalità. È stato installato da circa 300.000 persone che hanno condiviso i loro dati e alcuni dei dati dei loro amici. Considerando come funzionava allora la nostra piattaforma, significava che Kogan era in grado di accedere a decine di milioni di dati dei loro amici".

L'anno successivo, "per prevenire le applicazioni abusive, abbiamo annunciato il cambiamento dell'intera piattaforma per limitare drasticamente tutto questo. Cosa più importante, le applicazioni come Kogan non potevano più chiedere dati sugli amici di una persona a meno che i loro amici non avessero autorizzato l'applicazione. Abbiamo anche richiesto agli sviluppatori di ottenere un'approvazione da noi prima che potessero richiedere i dati sensibili dalle persone".

Infine, nel 2015, "abbiamo scoperto dai giornalisti del Guardian che Kogan aveva condiviso i dati della sua app con Cambridge analytica. È contro le nostre politiche che gli sviluppatori condividano dati senza il consenso delle persone, quindi abbiamo immediatamente cancellato l'applicazione di Kogan dalla nostra piattaforma, chiedendo sia a Kogan che a Cambridge analytica di certificare formalmente di aver eliminato tutti i dati acquisiti in modo improprio. E queste certificazioni sono arrivate".

Ma, pochi giorni fa, viene fuori che quei dati non sono stati eliminati e questa "è stata una violazione del rapporto fiduciario tra Kogan, Cambridge analytica e Facebook. Ma anche tra Facebook e le persone che condividono i loro dati con noi e si aspettano che noi li proteggiamo".

"Sono responsabile di quello che succede sulla nostra piattaforma - sono state le sue parole -. Faremo ciò che serve per proteggere la nostra comunità. Impareremo da questa esperienza per garantire ulteriormente il social e rendere la nostra comunità più sicura per tutti".

Per raggiungere questi obiettivi, il Ceo di Facebook ha elencato una serie di attività, tra le quali disattivare l'accesso alle applicazioni non utilizzate e limitare i dati da fornire quando una app si collega a Facebook. Prossimamente poi cambieranno anche le procedure di accesso al social network.

IL PACCO SOSPETTO - Intanto in mattinata c'è stato un allarme bomba davanti alla sede londinese dell'agenzia Cambridge Analytica, per un pacco sospetto lasciato all'ingresso dell'edificio.

La polizia ha circondato la sede della società in New Oxford Street poco dopo le 13:30 e l'edificio è stato evacuato. L'allarme è successivamente rientrato.

(Unioneonline/s.s.-D)

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