"Non esisteranno gli ex M5S in Parlamento", "Chi sbaglia paga", "Tutti gli espulsi hanno già firmato il modulo per la rinuncia altrimenti avrei agito per danno di immagine", "Gli espulsi sono in gran parte candidati in collegi perdenti".

Sono solo alcune delle affermazioni con cui Luigi Di Maio tranquillizzava l'elettorato a 5 Stelle, in seguito all'espulsione - vuoi per rimborsi non restituiti, guai giudiziari o massoneria - di diversi candidati alla Camera e al Senato.

Forse il candidato premier aveva sottovalutato la forza elettorale del Movimento: otto degli espulsi infatti sono stati eletti, e molti di loro - a differenza di quanto assicurato da Di Maio - non hanno alcuna intenzione di farsi da parte. Avevano ragione i tanti giuristi che facevano notare al capo politico M5S che quel documento sulla rinuncia all'elezione che faceva firmare era carta straccia.

Andrea Cecconi era stato espulso per il caso rimborsopoli, ed è stato eletto nelle Marche dove - praticamente senza fare campagna elettorale - ha sconfitto nel collegio uninominale Marco Minniti. In un'intervista a Il Resto del Carlino ha confermato - è l'unico - che manterrà la promessa: "Sono pronto a presentare le mie dimissioni (che vanno poi votate dal Parlamento, ndr) se Di Maio lo vuole: fino ad allora darò da esterno il mio appoggio al M5S".

Catello Vitiello invece, eletto nel collegio uninominale di Castellammare di Stabia, è stato espulso per un passato nella massoneria. Lui non ha intenzione di lasciare: "Sono in attesa di capire che posizione assumerà il M5S nei miei confronti, vorrei ricucire con loro: se così non sarà dovrò fare una scelta, che potrebbe essere quella del gruppo misto", ha dichiarato dopo l'elezione, precisando che chiude al "mercato delle vacche" e che ogni sua scelta politica sarà orientata "al bene del mio territorio".

Catello Vitiello
Catello Vitiello
Catello Vitiello

Silvia Benedetti, come Cecconi, è una deputata uscente rieletta ed espulsa per la vicenda dei rimborsi. È scomparsa improvvisamente: non ha partecipato alle riunioni dei parlamentari grillini, la stampa non riesce a rintracciarla e anche il suo profilo Facebook tace dal 14 febbraio, giorno in cui ha pubblicato tutti i bonifici. Ha sempre negato di aver truccato le ricevute e ha minimizzato la vicenda, sostenendo che si trattasse solo di "alcuni errori formali nella rendicontazione degli ultimi mesi". Difficile che lasci l'aula di Montecitorio, anche perché è convinta della correttezza del suo comportamento.

Antonio Tasso è stato cacciato perché non aveva segnalato allo staff una condanna del 2007 per aver masterizzato dei cd. Già prima delle elezioni ha detto che si sarebbe rifiutato di dimettersi: "Ritengo che la mia posizione non sia incompatibile con le regole M5S. Perché un reato estinto dieci anni fa per prescrizione in fase di appello (dopo una condanna in primo grado, ndr) non può ritenersi equivalente ad una sentenza di condanna". Dopo il 4 marzo non ha parlato.

Salvatore Caiata, presidente del Potenza Calcio, era stato presentato come uno dei nomi di punta del Movimento da Luigi Di Maio. Poi è stato espulso, quando è emerso che risulta indagato per riciclaggio a Siena. Ha ribadito più volte che non si sarebbe dimesso: "Sono vicino a M5S e spero di rientrare nel gruppo", ha detto ai giornalisti dopo essersi registrato a Montecitorio. "Spero ci siano i margini per chiarire, io sono vicino ai 5 Stelle, non guardo ad altri gruppi, e voterò secondo le indicazioni del Movimento". Caiata in passato era stato candidato con una lista di centrodestra, più di qualcuno ipotizza che sarebbe pronto ad appoggiare un esecutivo di quella parte politica.

Salvatore Caiata
Salvatore Caiata
Salvatore Caiata

Carlo Martelli, espulso per rimborsopoli, è stato eletto in Piemonte. Inizialmente aveva detto di essere pronto a fare un passo indietro, dopo l'elezione ha fatto un mezzo dietrofront e ha deciso di prendersi un po' di tempo: "Non so cosa farò - ha dichiarato - è troppo presto e non escludo nessuna soluzione. Mi prenderò del tempo per valutare e decidere".

Maurizio Bucarella, senatore uscente e rieletto in Puglia: anche lui è stato cacciato per la vicenda dei rimborsi, l'unico ad aver candidamente ammesso che "tremila euro non bastano". Anche lui non lascia: "Adesso entro in Senato e non voglio iscrivermi in gruppi diversi dal Movimento, pertanto verrò assegnato al gruppo misto ed è mia intenzione sostenere l'azione politica del M5S. Le mie eventuali dimissioni non avrebbero comunque senso, poiché nella mia circoscrizione sono stati tutti eletti, dunque nessuno potrebbe subentrare per sostituirmi", ha detto in un'intervista al Corriere della Sera.

Emanuele Dessì, imprenditore eletto a Latina, è finito nell'occhio del ciclone per diversi motivi: l'amicizia con Domenico Spada, la casa popolare in affitto a 7 euro, il post su Facebook in cui si vanta di aver "menato un rumeno". "Ha rinunciato alla candidatura", aveva annunciato Di Maio dopo lo scandalo, e pazienza se più di qualcuno faceva notare al capo politico M5S che quella rinuncia era un atto privo di ogni valore, perché Di Maio sosteneva che gli avrebbe fatto causa per danno di immagine. E invece, una volta eletto, anche Dessì ha cambiato idea: "Una bellissima nottata", ha scritto su Facebook il 5 marzo. E il Movimento ha deciso addirittura di reintegrarlo: lo ha dichiarato ieri il capogruppo in pectore al Senato Danilo Toninelli. "A suo carico non è stato riscontrato alcun profilo di incompatibilità, né sono emersi elementi di natura penale, civile o fiscale che impediscano a Dessì di partecipare alla vita politica del gruppo in cui è stato regolarmente eletto", ha detto.

Emanuele Dessì
Emanuele Dessì
Emanuele Dessì

Insomma, su otto candidati l'unico che sembra ancora avere intenzione di rinunciare alla poltrona (ma è ancora da vedere se riuscirà a farlo) è Andrea Cecconi. E ora Luigi Di Maio è in imbarazzo, tanto che, interpellato dai giornalisti sulla questione Dessì, li ha abilmente dribblati per darsi alla fuga. Ancora non siamo entrati, e neanche sappiamo se ci entreremo, nel governo Di Maio, ma il capo politico del Movimento 5 Stelle ha già disatteso le prime, solenni, promesse.

(Unioneonline/L)
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