Afrin non basta a Recep Tayyip Erdogan.

Presa la città siriana, enclave di curdi al confine con la Turchia, il presidente del Paese della Mezzaluna si è detto pronto a continuare con le azioni militari.

"Cacceremo i curdi dal resto del nord della Siria e dal nord dell'Iraq", ha annunciato all'indomani dell'ingresso delle truppe di Ankara ad Afrin.

Erdogan punta a Kobane, città simbolo della resistenza e dell'eroica rivincita del popolo curdo contro i tagliagole dell'Isis. Una battaglia di cui diventarono simbolo le donne.

Il presidente turco ha ricordato che a due mesi dall'inizio dell'operazione militare denominata "Ramoscello d'ulivo", sono 3622 i curdi neutralizzati, ovvero uccisi, feriti o fatti prigionieri.

"Abbiamo inoltre invitato Baghdad a risolvere il problema del Pkk curdo, e se ciò non accadrà interverremo anche a Sinjar, nel nord Iraq", ha aggiunto con tono minaccioso. "Una notte potremmo entrare a Sinjar all'improvviso", sinistra rievocazione di una frase identica che aveva usato prima dell'intervento militare ad Afrin.

Si è detta "preoccupata" da quanto sta accadendo ad Afrin Federica Mogherini, Alto rappresentante UE per la politica estera: "Abbiamo valutato sin dall'inizio che l'escalation militare e le attività militari non direttamente mirate contro Daesh o Al-Nusra dovessero essere assolutamente evitate, quindi rivolgo un appello alla coerenza a Turchia, Russia e Iran (i tre garanti del processo di pace avviato ad Astana, ndr)".

(Unioneonline/L)
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