Centinaia di morti e decine di migliaia di persone in fuga.

È una tragedia umanitaria di dimensioni gigantesche quella che si sta consumando nel territorio della Goutha, in Siria, ripetutamente bersagliato dai raid del regime di Assad, deciso a fiaccare con la forza la resistenza dei gruppi ribelli insediati nella zona.

A fare le spese dell'inasprimento del conflitto è, come sempre, la popolazione civile.

Più di ottanta i morti falciati solo ieri dalle bombe, ennesimo "massacro con il mondo che resta in silenzio" ha dichiarato Rami Abdel Rahamn, capo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.

Le associazioni umanitarie stanno tentando di portare soccorso agli sfollati, che hanno dato vita a un vero e proprio esodo per fuggire dai combattimenti.

Intere famiglie in marcia per trovare scampo, attraverso corridoi umanitari labili e insicuri.

Struggenti le foto diffuse dalle agenzie, che mostrano madri e padri distrutti dalla fatica che percorrono strade impervie con in braccio i figli piccolissimi, mentre i bimbi più grandi trasportano sacchi e fardelli con le poche cose prelevate da una casa che probabilmente ora non esiste più, sventrata dai raid.

"Stiamo progettando di dare una risposta alle persone che vengono evacuate e soprattutto di fornire un riparo e un'assistenza di emergenza", ha dichiarato la portavoce dell'Unicef Marixie Mercado nel corso di un briefing delle Nazioni Unite a Ginevra.

In questa corsa contro il tempo, il bilancio della guerra in Siria resta apocalittico: dal 2011 sono stati calcolati non meno di 350mila morti e 11 milioni di profughi.

(Unioneonline/l.f.)

I RAID TURCHI SU AFRIN:

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