È finito a processo il pastore sardo accusato di aver tagliato le orecchie al suo cane e di averlo sottoposto a una serie di maltrattamenti.

L'uomo, che allevava pecore, rischia fino a 18 mesi di carcere o una multa da 5mila a 30mila euro.

La vicenda si svolge nelle campagne tra Grotte Santo Stefano e Vitorchiano, in provincia di Viterbo: una signora che ha un terreno confinante con quelli presi in affitto dal pastore, si rende conto dei maltrattamenti subiti dal pastore maremmano abruzzese. Il cane rimaneva senza acqua per giorni, a volte anche settimane, e lei lo dissetava di nascosto.

Inoltre, gli erano state mozzate le orecchie, modalità che, secondo leggende popolari, gli consentivano di sentire meglio i rumori anche quando dormiva. Credenze che, spiegano gli inquirenti, non trovano alcun riscontro nella realtà. Infine, per renderlo più aggressivo, veniva tenuto legato con una catena.

Le guardia zoofile, intervenute sul posto, hanno chiesto l'ausilio dei Nas dei carabinieri, che hanno sequestrato il cane, affidandolo ai veterinari della Asl, e denunciato l'allevatore.

Quando quest'ultimo è stato convocato in caserma, davanti ai militari ha telefonato a qualcuno e, "parlando in sardo stretto", ha dato alcune indicazioni. Tanto che, una volta arrivati in campagna, i militari hanno trovato il cane slegato e un dipendente del pastore sul posto.

Nella prima udienza del processo è stata ascoltata una delle guardie zoofile volontarie, tra le prime ad arrivare nel terreno, che ha raccontato le condizioni in cui viveva l'animale.

Si tornerà in aula a ottobre, quando verranno ascoltati i carabinieri e il proprietario dell'appezzamento.

(Unioneonline/s.s.)
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