La Corta d'Appello di Milano ha prosciolto Vittorio Sgarbi (e il suo autista Nicola Mascellani) dall'accusa di "resistenza a pubblico ufficiale".

I fatti risalgono al 22 maggio 2015 quando ci fu un diverbio tra l'ex parlamentare e alcuni militari dell'Arma, davanti agli ingressi dell’Expo.

La frase "vi porto in Tribunale" rivolta dal critico d'arte ai carabinieri non è stata minacciosa ma rientra nel "consueto approccio forzatamente aggressivo e denigratorio che tale personaggio adotta nelle più svariate occasioni e che contraddistingue il personaggio come un 'brand' o un marchio di fabbrica", si legge nella motivazione della sentenza con cui la Corte ha dichiarato il "non doversi procedere" per il critico d'arte ai sensi del "ne bis in idem".

In primo grado Sgarbi e il suo autista erano stati condannati rispettivamente a 5 mesi e a 4 mesi di carcere per violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Con il verdetto di secondo grado dello scorso 5 febbraio, i giudici d'appello hanno ribaltato la decisione del tribunale e hanno accolto sia le tesi delle difese di Sgarbi e Mascellani, gli avvocati Giampaolo Cicconi, Paolo Rossi e Andrea Righi, sia del sostituto pg Celeste Gravina, stabilendo così che il reato di resistenza a pubblico ufficiale, contestato originariamente dal pm Elio Ramondini a entrambi gli imputati, sia già stato assorbito da quello di oltraggio. Reato, quest'ultimo, che era stato già dichiarato estinto dopo che Sgarbi aveva risarcito la somma totale di 10mila euro ai quattro carabinieri e di mille euro all'Arma.

Secondo i giudici, si legge ancora nelle motivazioni, la frase "vi porto in Tribunale" è "l'esemplificazione pratica e gestuale del suo disprezzo e insofferenza per qualsiasi forma di coercizione e controllo".

(Unioneonline/s.a.)

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