Nuova udienza del processo sulle presunte irregolarità nella realizzazione della diga alla foce del Temo. Oggi ci si è soffermati interamente sulle accuse mosse all'ex sindaco di Bosa Piero Casula, a cui la Procura contesta di aver pilotato un concorso pubblico per riassumere il geometra del Comune Luciano Baldino, andato in pensione.

Secondo l'accusa, in questo modo Casula avrebbe potuto far accelerare i lavori per sbloccare poi l'edilizia lungo le sponde del Temo e garantirsi così un tornaconto elettorale.

L'ex sindaco di Bosa Piero Casula ha respinto le accuse ribadendo che la selezione era selezione regolare e di non aver mai dato indicazioni sui requisiti di quel concorso.

Insieme a Casula sono sotto accusa anche i dipendenti comunali Rita Motzo e Luciano Baldino (ex responsabile del procedimento dell'opera), il direttore dell'impresa Salvatore Bisanti di Napoli e Paolo Gaviano di Cagliari, i tecnici della commissione di collaudo Antonio Manca di Sedilo, Antonello Garau e Piero Dau di Oristano (difesi da Franco Luigi Satta, Gianfranco Siuni, Roberto Dau, Speranza Benenati, Walter Pani e Franco Pani).

Le accuse sono di peculato, truffa aggravata, turbativa d'asta e falso. Il Comune di Bosa è parte civile con l'avvocato Antonio Falchi.

L'inchiesta era partita anni fa per fare luce sulle presunte irregolarità nei lavori di ampliamento dei fondali. Le indagini hanno cercato poi di smascherare presunti accordi tra la commissione di collaudo e l'impresa per ottenere le certificazioni anche se i lavori non erano conclusi (per avere subito i pagamenti). Il collegio dei giudici, su proposta del pm, ha disposto anche il dissequestro dell'area (con i sigilli da cinque anni) e la restituzione alla Capitaneria di porto.
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