Si è aperto questa mattina, nell'aula bunker di Rebibbia a Roma, il processo d'appello al cosiddetto "mondo di mezzo".

Sono 43 le persone alla sbarra: si tratta dell'inchiesta su mafia capitale da cui - almeno stando alle sentenze di primo grado - è scomparsa la mafia, anche se sono state comminate pesantissime condanne nei confronti di 41 imputati.

L'accusa della procura è di associazione a delinquere con aggrevante mafiosa.

In primo grado è stato condannato a 19 anni l'ex "ras delle cooperative" Salvatore Buzzi, a 19 l'ex Nar Massimo Carminati. Per il resto 41 condanne per un totale di 287 anni di carcere e cinque assoluzioni.

Tra di loro diversi ex amministratori locali e esponenti politici capitolini. Franco Panzironi, ex ad dell'azienda dei rifiuti Ama durante la Giunta Alemanno, condannato a 10 anni. Luca Odevaine, ex capo di gabinetto del sindaco Veltroni, otto anni. L'ex capogruppo Pdl in Regione Lazio Luca Gramazio (11 anni), i democratici Mirko Coratti (4 anni e mezzo), Andrea Tassone (5 anni) e Pierpaolo Pedetti (7 anni). E anche Giordano Tredicine (Pdl), condannato in primo grado a tre anni.

IL LEGALE DI CARMINATI - "Ripeto ciò che ho detto in primo grado: questo è un processetto, mediaticamente costruito in una certa maniera per condizionarvi, anche con le inchieste del giornalista Lirio Abbate", ha detto in aula Bruno Naso, difensore di Massimo Carminati. "Vogliamo fare presto il processo ma farlo come un nomale processo, di tribunali speciali ne abbiamo piene le tasche".

I difensori di Carminati e Buzzi hanno inoltre chiesto che gli imputati siano trasferiti a Roma per poter partecipare alle udienze. Buzzi è detenuto nel carcere di Tolmezzo a Udine, Carminati in quello di Opera a Milano. Il primo ha deciso di non prendere parte all'udienza in videoconferenza perché ritiene che la sua mancata presenza in aula vada a ledere i suoi diritti.

(Unioneonline/L)

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