Sgomento a Cisterna di Latina, dopo la tragedia di ieri quando l'appuntato dei carabinieri Luigi Capasso ha sparato alla moglie, Antonietta Gargiulo, 37 anni, ha ucciso le loro due figlie di 7 e 13 anni e infine si è tolto la vita con la stessa arma, quella di servizio.

La donna è ancora ricoverata in ospedale, al San Camillo di Roma, in condizioni gravissime, colpita al viso al torace.

La ricostruzione dei militari fa emergere tutta la premeditazione del collega: Capasso, finito il turno di lavoro, ha aspettato vicino al garage dell'abitazione, in cui ormai non viveva più, che arrivasse la moglie. Come ogni mattina doveva prendere la macchina per raggiungere la Findus.

Le ha sparato, ha preso la borsa con all'interno le chiavi di casa, è salito nell'appartamento, ha ucciso le due figlie che ancora dormivano e infine si è barricato all'interno.

Quindi quando sono iniziati i negoziati con gli inquirenti le bambine erano già morte, e la circostanza sembra abbia trovato riscontri in alcune parziali ammissioni di Capasso durante i brevi dialoghi.

Quando si è sentito un ulteriore sparo è partita l'irruzione. Il corpo del carabiniere era nel soggiorno, quelli delle figlie nei rispettivi letti.

E in queste ore si moltiplicano le polemiche, perché Antonietta Gargiulo aveva chiesto aiuto più volte, aveva paura del marito, dal quale si stava separando. La decisione era stata presa nel settembre scorso, dopo che lui l'aveva presa a schiaffi fuori dal posto di lavoro.

Per quell'aggressione aveva presentato un esposto alla polizia, ma non aveva denunciato perché non voleva che l'uomo perdesse il lavoro, e la stessa cosa aveva fatto a gennaio.

Lui però aveva iniziato a stalkerarla e insisteva per incontrarla. Lei aveva sempre rifiutato, anche su consiglio del suo avvocato.

L'udienza per la separazione giudiziale era stata fissata per la fine di marzo.

Sulla vicenda è intervenuto anche il senatore Luciano Uras, che parla di "femminicidio annunciato".

"Si è ripetuto - continua - lo stesso copione di sempre: lui non accetta la separazione e fa strage della sua famiglia, poi si uccide. Occorre l’immediata istituzione di una Procura nazionale contro i crimini domestici e la violenza di genere che operi con personale interforze e specializzato, anche dal punto di vista psicologico, distribuito sul territorio in composizione mista donna - uomo. Non è possibile che una donna che denuncia venga lasciata da sola dalle istituzioni. Non si può aspettare oltre".

"Ogni donna - conclude - deve poter uscire da una relazione in piena libertà, e la libertà di questa scelta deve essere garantita dallo Stato".

(Unioneonline/s.s.)

LA TRAGEDIA:

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