Quattro agenti della polizia messicana sono stati arrestati con l'accusa di aver "venduto" i tre italiani scomparsi il 31 gennaio scorso a una banda criminale.

Raffaele e Antonio Russo, padre e figlio, e Vincenzo Cimmino, il nipote, originari di Napoli, erano a Tecalitlan, nello Stato di Jalisco; secondo quanto riferito dal procuratore generale Raul Sanchez i quattro poliziotti, tra i quali una donna, hanno confessato e ora rischiano una condanna compresa tra i 40 e i 60 anni di carcere.

Le ricerche dei tre italiani intanto proseguono, e da Napoli un altro figlio di Raffaele, Francesco Russo, ha parlato in un'intervista di una cifra precisa: "I poliziotti del Messico per 43 euro di m.... hanno venduto tre connazionali, 43 euro, una vergogna inaudita".

"Ora devono dire chi sono i criminali che hanno avuto in consegna mio fratello, mio padre e mio cugino" conclude - Mio padre è una brava persona, andava a lavorare dalla mattina alla sera, ha 60 anni. Ma a prescindere da questo è una persona. Devono tornare a Napoli".

Da una prima ricostruzione dell'accaduto, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino erano stati fermati dai poliziotti in una stazione di servizio, lì è avvenuta la consegna alla banda e sono stati poi portati in direzione dell'autostrada.

Nessuna traccia, invece, di Hugo Enrique Martinez Muniz, il capo della polizia di Tecalitlan, di cui si sono perse le tracce qualche giorno fa e sul quale gravano i sospetti di essere implicato nella vicenda.

(Unioneonline/s.s.)

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