Durante l'aria quotidiana ha trovato il modo di salire sul tetto del carcere di Bancali, restandovi per sette ore. Solo a notte ormai fatta, dopo un'estenuante trattativa condotta dal direttore e dal comandante delle guardie, ha accettato di scendere.

Emergono nuovi particolari sulle intemperanze messe in atto nel carcere sassarese da un detenuto marocchino, accusato di avere legami con il terrorismo islamista.

L'uomo, negli ultimi giorni, si è reso protagonista di una lunga serie di violazioni.

È lui che ha gettato la minestra calda addosso agli agenti di custodia, bersagliandoli di pietre.

Ed è sempre lui che ha preso a minacciare di morte gli stessi uomini della penitenziaria e i loro famigliari, devastando, in preda all'ira, alcune celle.

Una situazione insostenibile su cui ritorna ancora Giovanni Villa, segretario regionale aggiunto della Fns Cisl.

"Detenuti come questi non possono essere ristretti in strutture come quella di Bancali. Occorrono strutture idonee, come quella di Nuoro. E non è perché le guardie penitenziarie abbiano timori o non sappiano gestire la situazione. Noi con la paura conviviamo ogni giorno, come gli altri operatori delle forze dell'ordine; ci siamo abituati e non ci tiriamo indietro nel fare il nostro dovere. Ma a un certo tipo di detenuto deve corrispondere un certo tipo di carcere. Questo è il punto. Dunque è quanto mai opportuno il trasferimento di questo personaggio, prima che accada il peggio".

Sulle motivazioni degli accessi d'ira del presunto terrorista, Villa spiega: "Pretende cose che esulano dal regime di alta sicurezza cui è sottoposto, come più tempo all'aria e più telefonate a disposizione. Richieste impossibili da soddisfare. E a ogni rifiuto la situazione precipita. Occorrono provvedimenti".

A Nuoro sono attualmente ristretti in AS2 (il regime di alta sicurezza) 10 detenuti islamisti, mentre a Sassari ce ne sono 19, a causa del processo in corso alla cosiddetta cellula olbiese di Al Qaeda.

(Unioneonline/l.f.)

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