"Ho dormito in strada per quattro mesi a Cagliari, prima di avere il permesso di lasciare l'Isola. Alla fine mi è stato concesso di continuare il mio viaggio e sono arrivata a Firenze, dove ho fatto richiesta di asilo. Nell'attesa ho vissuto in un capanno, che poi è andato a fuoco. Ora mi sono rifugiata in un edificio abbandonato. Non so quanto durerà, sono davvero stanca".

C'è anche il racconto di una donna somala transitata per la Sardegna, Sonia (nome di fantasia, per ragioni di privacy), tra le testimonianze raccolte da Medici senza frontiere e inserite nel rapporto "Out of sight", diffuso questa settimana.

Un dossier dedicato ai migranti richiedenti asilo che, una volta arrivati in Italia, si trovano bloccati in un tragico limbo.

Decise a lasciare il nostro Paese per spostarsi in Francia o raggiungere Germania ed Europa del Nord, almeno diecimila persone vengono infatti fermate alla frontiera e respinte indietro.

E così ad ogni tentativo.

Il risultato di questo drammatico "ping pong" è che moltissimi di loro si trovano a vivere per strada o in accampamenti improvvisati o nei cosiddetti squat, edifici abbandonati, occupati da disperati.

Il tutto senza assistenza medica e senza mezzi di sostentamento.

Non si tratta di immigrati irregolari, bensì di persone in fuga da guerre e carestie, che hanno chiesto lo status di rifugiati.

"Giunti al confine con la Francia - spiega una nota di Msf - questi esuli vengono puntualmente fermati e rimandati negli hotspot nel Sud Italia". Lo stesso accade al Brennero.

E, altrettanto puntualmente, appena possono, gli stessi riprovano a passare la frontiera.

"Sperando di raggiungere la loro destinazione finale, queste persone tornano nelle zone di confine, in una sorta di gioco dell'oca. Qui, si ritrovano di nuovo bloccati dalle autorità dei Paesi che dovrebbero invece consentire il loro passaggio in base agli accordi di Schengen".

La situazione che ne deriva è insostenibile, in quanto i richiedenti asilo sono praticamente obbligati a vivere per strada - come Sonia - dando vita a insediamenti pericolosi e completamente privi di servizi igienico sanitari, assistiti solamente da associazioni umanitarie tra cui, appunto, Medici senza frontiere.

E, purtroppo, non mancano le vittime, in quanto i migranti, esasperati, cercano di espatriare in maniera clandestina, ad esempio lungo le ferrovie, incappando in incidenti fatali.

Sempre secondo il rapporto, almeno venti persone in due anni sono morte mentre tentavano di lasciare l'Italia per entrare di nascosto in Francia, Svizzera o Austria.

Inoltre, molte delle persone che vivono ogni giorno questa situazione sono minori non accompagnati.

"I più vulnerabili, che non beneficiano di nessun supporto dedicato. Una violenza - conclude Msf - che fa male, uccide e lascia loro profonde cicatrici psicologiche".

(Unioneonline/l.f.)
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