Per l'Italia la minaccia terroristica "resta attuale e concreta, non solo in ragione del ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell'immaginario e nella narrativa jihadista, ma anche per la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati o comunque esposti a processi di radicalizzazione".

Lo affermano i Servizi di sicurezza italiani nella Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2017.

"Particolare attenzione" è stata riservata "al fenomeno dei foreign fighters (specie occidentali, europei inclusi) che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto, in relazione al concreto rischio di un 'effetto blowback', ovvero alla possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d'origine, essi decidano di passare all'azione".

Più in generale, "permane alto il livello della minaccia diffusa e puntiforme, e per ciò stesso tanto più imprevedibile".

ELEZIONI 2018: "ATTENZIONE ALLE CAMPAGNE DI INFLUENZA SU INTERNET" - La disamina degli 'eventi cyber' avvenuti a livello internazionale nel 2017 "ha portato all'attenzione anche il filone delle campagne di influenza che, prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, hanno mirato a condizionare l'orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche, specie allorquando queste ultime sono state chiamate alle urne".

In particolare, spiegano i Servizi di intelligence, "tali campagne hanno dimostrato di saper sfruttare, con

l'impiego di tecniche sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, sia gli attributi fondanti delle democrazie liberali (dalle libertà civili agli strumenti tecnologici più avanzati), sia le divisioni politiche, economiche e sociali dei contesti d'interesse, con l'obiettivo di introdurre, all'interno degli stessi, elementi di destabilizzazione e di minarne la coesione".

Per quanto riguarda "la tipologia di attori ostili, anche nel 2017 ha trovato conferma il trend che vede nei gruppi hacktivisti la minaccia più rilevante in termini percentuali, con il 50% degli attacchi a fronte del 14% riferibili a gruppi di cyber-espionage. Entrambe le categorie hanno fatto registrare una flessione (rispettivamente, pari

al -2% ed al -5%), a fronte di un aumento dei cosiddetti 'attori non meglio identificati', che si sono attestati al 36% delle incursioni cyber.

(Unioneonline/F)
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