L'Fbi aveva ricevuto una segnalazione su Nikolas Cruz, l'autore della strage nel liceo di Parkland in Florida, ma la denuncia non si è trasformata in un'indagine.

Lo ha ammesso lo stesso Federal Bureau of Investigation, spiegando in una nota che "il 5 gennaio 2018 una persona vicina a Nikolas Cruz ha contattato la Public Access Line (Pal) per manifestare preoccupazioni" relative al giovane.

"L'autore della chiamata ha fornito informazioni relative al possesso di un'arma da parte di Cruz, al desiderio di uccidere persone, al comportamento irregolare, ai post inquietanti sui social media e all'eventualità che potesse compiere una strage in una scuola".

"Secondo protocolli stabiliti, l'informazione fornita dall'autore della chiamata avrebbe dovuto essere valutata come una potenziale minaccia alla vita" di altre persone. "L'informazione avrebbe dovuto essere inoltrata all'ufficio dell'Fbi a Miami, dove avrebbero dovuto essere compiuti gli opportuni passi investigativi". Cosa che non è accaduta.

LA CONFESSIONE - Intanto Cruz ha confessato e raccontato la dinamica di quanto accaduto nei corridoi e nell'area intorno all'istituto.

Agli investigatori ha detto anche di aver portato con sé altri caricatori di munizioni, nascosti dentro uno zaino; quando i ragazzi, uditi i primi colpi, hanno cominciato a scappare, ha gettato il fucile, si è tolto il gilet con la scorta di proiettili, e si è messo a correre per confondersi tra la folla.

Dopo la strage, il 19enne aveva raggiunto un McDonald's, poi è stato bloccato da un agente e arrestato.

(Unioneonline/s.s.-D)

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