Nonostante sia uno spacciatore "socialmente pericoloso" non può essere espulso dall'Italia perché "ha dei figli".

Questa la decisione presa dal Tar del Veneto nei confronti di E.I., 35 anni, pusher di nazionalità albanese da anni residente in provincia di Vicenza.

L'uomo era stato condannato a tre anni e mezzo di carcere per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti, dopo essere stato sorpreso dai carabinieri con sei etti di eroina e un chilo di cocaina nascosti nella sua auto.

Dopo la condanna l'uomo aveva fatto richiesta per il rinnovo del permesso di soggiorno alla questura di Vicenza. Poiché la richiesta era stata respinta, il 35enne doveva lasciare immediatamente l’Italia con la motivazione che si trattava di "un soggetto pericoloso per la società".

L'uomo allora aveva trascinato il ministero dell’Interno di fronte al Tar del Veneto, chiedendo l’annullamento del provvedimento del questore.

E i giudici del tribunale amministrativo hanno dato ragione al pusher sostenendo che, se è vero che una condanna per droga "comporta il rifiuto del rinnovo o la revoca del permesso di soggiorno", dall'altra è "vero che, nei confronti dello straniero che abbia legami familiari nel territorio dello Stato, l'eventuale diniego del permesso di soggiorno deve essere preceduto da una valutazione che tenga conto dell’interesse dello straniero e della sua famiglia alla conservazione dell'unità familiare, dell'esistenza di legami familiari e sociali con il suo Paese d’origine, nonché della durata del suo soggiorno".

Secondo i magistrati, quindi, la questura di Vicenza non avrebbe tenuto in debita considerazione il fatto che il 35enne "vive da diversi anni in Italia insieme alla moglie e ai due figli di quattro e sei anni".

Per questo motivo, il provvedimento del questore è stato annullato. Lo spacciatore resterà dunque in Italia.

(Unioneonline/F)
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