Dopo una lunga trattativa durata tutta la notte è stato firmato all'Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni) il contratto nazionale di lavoro del comparto Istruzione e Ricerca.

Lo hanno comunicato in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil, facendo sapere che il nuovo contratto riguarda un milione e 200mila tra docenti, personale ata, ricercatori, tecnici e amministrativi.

Gli aumenti salariali vanno da un minimo di 80,40 a un massimo di 110,70 euro, e viene pienamente salvaguardato per le fasce retributive più basse il bonus fiscale di 80 euro.

Non aumentano carichi e orari di lavoro, non c'è nessun arretramento sulle tutele e i diritti dei lavoratori. Anzi, vengono introdotte nuove opportunità di accedere ai permessi retribuiti per motivi personali e familiari.

Parlano di "svolta significativa" i sindacati, perché "vengono riportate alla contrattazione materie importanti come la formazione e le risorse destinate alla valorizzazione professionale".

Tra le altre novità si pone l'accento sul diritto alla disconnessione, che "mette al riparo la dignità del lavoro dall'invasività delle comunicazioni affidate alle nuove tecnologie".

Parla di contratto "giusto e doveroso" sul suo profilo Twitter il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia.

"Un impegno preso e mantenuto", le fa eco il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli.

Un contratto "atteso da nove anni da oltre un milione di lavoratori", è il commento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

(Unioneonline/L)

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