Le vittime dei guard-rail in Sardegna non si contano più. Troppi incidenti avrebbero avuto conseguenze meno funeste se solo gli spartitraffico delle nostre strade fossero a norma.

L'ultima tragedia pochi giorni fa, con una giovane mamma di 37 anni, Barbara Desogus, rimasta incastrata nell'auto guidata dal marito dopo essere stata infilzata dalle lamiere taglienti sulla 131.

E un altro caso, che proprio ieri è stato portato alla luce dal nostro giornale e che riguarda la mamma di un giovane, morto sulla strada in prossimità di un incrocio a raso, che ha appena ricevuto un'ingiunzione di risarcimento all'Anas per aver danneggiato lo spartitraffico.

Un paradosso. Un triste e assurdo paradosso.

Molti lettori hanno chiamato oggi in redazione per sollecitare inchieste, denunce, proteste contro l'inerzia della pubblica amministrazione e dell'Anas, gravemente inadempienti dal momento che esiste l'obbligo di dotare gli spartitraffico di dissuasori, materiali che all'impatto attutiscono l'urto e si accartocciano. Anziché infilzare le automobili uccidendo le persone.

"Perché solo in Sardegna non è stata recepita questa norma?", si chiede un lettore che per 26 anni ha vissuto fuori dall'Isola e "non ho mai visto una cosa del genere". Non possiamo continuare a contare croci e non fare nulla: "Ci vuole una rivoluzione - scrive un altro lettore - per impedire che altre mamme, altri giovani, e chiunque viaggi sulle strade della Sardegna, giochi alla roulette russa".

Di regione incivile parla anche un'altra lettrice, mamma di un bimbo di 20 giorni, che si immedesima nella tragedia di Barbara: "Il figlioletto di 15 giorni viaggiava con lei e per chissà quale miracolo si è salvato. Ma sarebbe potuto morire... Dobbiamo rischiare così la nostra vita e quella dei nostri figli, grandi o piccoli che siano?", si chiede.

"Chi deve intervenire per mettere in sicurezza le nostre strade, da nord a sud, da est a ovest dell'Isola, dove ancora esistono incroci a raso, dove la segnaletica è spesso assente, dove l'asfalto è danneggiato soprattuto dall'incuria, dove gli spartitraffico rappresentano non una barriera per la sicurezza degli automobilisti ma una vera e propria trappola?", è la protesta unanime.

Spesso anche nelle cosiddette strade urbane si trovano ancora spartitraffico inutili e dannosi. Un lettore di Quartu Sant'Elena segnala quello della 554, sul tratto che va fino al Margine Rosso, "dove non dovrebbe essere, dato che ora la strada non è più di competenza dell'Anas perché diventata urbana", tanto che si chiama Viale Europa e non più strada statale. "Ma il Comune non sembra averla presa in carico e continuiamo a vedere ragazzini che scavalcano la barriera per andare da una parte - quella a ridosso della zona del S'Imbirizzi - all'altra verso la città".

Un tratto di viale Europa con la barriera spartitraffico
Un tratto di viale Europa con la barriera spartitraffico
Un tratto di viale Europa con la barriera spartitraffico

"A chi dobbiamo addebitare le vittime di questa situazione paradossale che neppure in Africa?", conclude il nostro lettore quartese.

L'auspicio è che chi di competenza faccia un rilievo di tutte le strade a rischio e vi ponga rimedio. Prima che altri funerali debbano essere celebrati.

(Unioneonline/cr)

LA RICHIESTA DELL'ANAS

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