La Corte Ue ha ricevuto i ricorsi dell'Italia e del comune di Milano contro la decisione dello scorso 20 novembre di assegnare la sede dell'Agenzia del Farmaco (Ema) ad Amsterdam.

I ricorrenti si appellano al fatto che la scelta della sede è avvenuta sulla base di una verifica solo cartacea delle dichiarazioni delle parti.

E Amsterdam, a differenza di quanto dichiarato in sede Ue, non sarebbe pronta. Avrebbe insomma "giocato sporco", per dirla con le parole del sindaco meneghino Beppe Sala.

E, fornendo informazioni non corrette a corredo della sua offerta, avrebbe condizionato il voto degli Stati Ue.

La città olandese infatti non è ancora pronta, e pare che le riunioni dell'Agenzia, in attesa della sede definitiva, debbano tenersi fino al 2020 in un albergo dove non c'è neanche posto per tutti i dipendenti.

Eppure Milano ha poche speranze di vincere il ricorso, lo sa bene anche il sindaco Sala.

I tempi sono strettissimi, la sede va trasferita entro il 30 marzo 2019, data ufficiale della Brexit.

Tuttavia, secondo una relazione della Corte di Giustizia Ue relativa al 2016, la durata dei procedimenti per trattare ricorsi come quello italiano è in media di 19,3 mesi.

La carta in mano allo Stato italiano è quella di richiedere la procedura accelerata o d'urgenza. Nel caso venisse accettata, i tempi scenderebbero a quattro o sei mesi. O anche meno.

(Unioneonline/L)

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