La procura di Genova ha aperto una nuova inchiesta sui "rimborsi truffa" incamerati dalla Lega Nord durante la segreteria di Umberto Bossi e la tesoreria di Francesco Belsito.

Lo riporta il quotidiano genovese Il Secolo XIX. Gli accertamenti degli inquirenti riguardano il possibile reimpiego occulto di quei fondi.

Si indaga per riciclaggio e a finire nel mirino, questa volta, sono le gestioni recenti del partito, quella di Maroni e quella di Salvini.

Durante queste ultime gestioni - questa l'ipotesi dei pm - quei fondi sarebbero stati incassati, riutilizzati e messi al sicuro da possibili sequestri dell'autorità giudiziaria.

Il fascicolo - al momento senza indagati - ha dunque nel mirino le ultime gestioni del partito che, pur essendo a conoscenza della provenienza illecita di quei soldi, li avrebbero - secondo chi indaga - usati e in parte occultati per sfuggire ai sequestri.

Sequestri che sono partiti nel luglio scorso, dopo la sentenza che ha condannato Belsito, Bossi e i revisori contabili del partito, che avrebbero incassato una valanga di soldi pubblici grazie a certificazioni fasulle.

Il tribunale, spiega il quotidiano genovese, aveva disposto il sequestro di 49 milioni, stima dei danni all'Erario. Ma sui conti del Carroccio ne riuscì a bloccare appena due.

Così andò avanti bloccando i conti degli imputati, ma uno di loro - Aldovisi - non ci stava a pagare per tutti. E ha iniziato a parlare, dicendo che la Lega aveva messo al sicuro il tesoretto.

Due i passaggi fondamentali su cui si concentrano le indagini. Quello che riguarda il nuovo segretario è un presunto trasferimento di liquidità dai conti della vecchia Lega a quelli di Noi con Salvini.

Il segretario leghista parla di "inchiesta fondata sul nulla", e attacca. "Chiunque parli di soldi che la Lega non ha e che io non ho mai visto verrà querelato".

(Unioneonline/L)
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